in cassazione

Viktoriia uccisa e sepolta nella bocciofila: definitivo l’ergastolo per l’assassino

di Mario Pari
In primo grado era stato condannato a venti anni, poi il carcere a vita in appello e ora il ricorso, ammissibile, ma rigettato
Viktoriia Vovkotrub è stata uccisa nel novembre 2020
Viktoriia Vovkotrub è stata uccisa nel novembre 2020
Viktoriia Vovkotrub è stata uccisa nel novembre 2020
Viktoriia Vovkotrub è stata uccisa nel novembre 2020

Ora quell’ergastolo è diventato definitivo. La corte di Cassazione si è pronunciata ieri nei confronti di Kadrus Berisa, responsabile dell’omicidio di Viktoriia Vovkotrub.La Suprema Corte ha ritenuto ammissibile il ricorso, ma ha rigettato la richiesta della difesa dell’omicida d’origine kosovara che il 4 novembre 2020 ha ucciso a coltellate la badante ucraina con cui in passato aveva avuto una relazione. Il delitto è avvenuto nella casa di Berisa, nel quartiere Primo Maggio.

La vicenda processuale

Nel processo di primo grado il pm Donato Greco aveva chiesto il carcere a vita per l’imputato. Ma la corte d’assise, presieduta da Roberto Spanò, ha ritenuto d’ammettere l’abbreviato alla luce dell’assenza di aggravanti. La condanna, per effetto del rito e della riduzione di un terzo della pena fu quindi a complessivi 20 anni. La pubblica accusa presentò però ricorso, chiedendo che in appello venisse inflitto l’ergastolo. E in secondo grado da parte del procuratore generale venne chiesto che l’imputato venisse ritenuto responsabile d’aver commesso il delitto con due aggravanti, non riconosciute dalla corte d’assise in primo grado: che l’omicidio era stato commesso dallo stesso soggetto ritenuto responsabile di stalking e l’aggravante dei futili motivi; ed entrambe furono riconosciute dalla corte d’assise d’appello. Quella più rilevante, che si è abbattuta sulla possibilità di essere giudicati con l’abbreviato e di beneficiare del relativo sconto, è certamente l’aggravante relativa allo stalking.

In primo grado omicidio e stalking erano stati ritenuti disgiunti; nel secondo a quanto pare tutto è andato diversamente e l’aggravante ha disinnescato per l’accusa il processo con rito abbreviato che si era rivelato determinante nella sentenza. Così Kadrus Berisa, in appello è stato condannato all’ergastolo. Ieri quindi, il processo di terzo grado. Il pg aveva chiesto che venisse dichiarata l’inammissibilità del ricorso. Così non è stato e il ricorso è stato dichiarato ammissibile. Ma poi l’udienza si è conclusa con il rigetto delle richieste della difesa.

Un delitto in cui la vittima era stata colpita con 14 coltellate delle quali almeno cinque erano state considerate mortali. Il corpo era stato poi sepolto dall’omicida in una bocciofila abbandonata, in via Divisione Acqui, poco lontano dal luogo del delitto. Berisa si era quindi sbarazzato del tappeto su cui era avvenuto il delitto. I carabinieri nelle ore successive erano risaliti all’omicida che inizialmente si limitò a indicare il luogo della sepoltura per poi ammettere le responsabilità nell’accoltellamento mortale

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