A caccia di uccelli protetti con reti e fucili

di P.BAL.
Gli esemplari di avifauna protetta e il fucile sequestrati a Vobarno
Gli esemplari di avifauna protetta e il fucile sequestrati a Vobarno
Gli esemplari di avifauna protetta e il fucile sequestrati a Vobarno
Gli esemplari di avifauna protetta e il fucile sequestrati a Vobarno

È un altro emblematico esempio di deroga «fai da te» quello scoperto giovedì mattina nella media Valsabbia dagli agenti della polizia provinciale del distaccamento di Vestone. Il via libera all'abbattimento di peppole e fringuelli non è arrivato per legge e neppure per decreto, ma ai bresciani che decidono di infrangere le leggi venatorie, lo spirito d’iniziativa non manca. Neppure ai tre cacciatori di Lumezzane in trasferta denunciati dal personale del Nucleo ittico venatorio mentre si davano da fare dentro e fuori un appostamento collinare. Attuando una operazione specifica di contrasto dell’uccellagione, gli agenti della Polizia provinciale hanno raggiunto a piedi in mattinata un capanno sulle pendici del monte Forametto, una cima che sovrasta Collio, la frazione di Vobarno. Si sono avvicinati lentamente al sito scoprendo prima che l’appostamento era anche la postazione di controllo di una rete da uccellagione di 12 metri, e poi parecchie altre cose illegali. NON ACCONTENTANDOSI dei volatili che potevano finire nella rete, i tre – un cacciatore titolare del capanno, il figlio di questi e un compagno di avventure che in passato aveva già incassato denunce per illeciti venatori – si erano messi all'opera anche con le armi, abbattendo appunto in poche ore 26 esemplari di peppole e fringuelli. LO AVEVANO FATTO utilizzando un richiamo elettroacustico che ha aggravato la loro posizione, peggiorata poi ulteriormente dalla scoperta del «concerto» di richiami vivi posseduto dai tre, evidentemente amanti dei fringillidi: uno schieramento formato anche in questo caso da 26 esemplari, ma fortunatamente tutti vivi e catturati da poco tempo, forse proprio con la rete collocata vicino al capanno. Tutti i richiami – altre peppole e fringuelli ma anche lucherini, frosoni e un raro esemplare di organetto – erano in grado di volare e quindi sono stati liberati sul posto, mentre ovviamente l’avifauna abbattuta dai cacciatori di Lumezzane, un 68enne, un 57enne e un giovane di 30 anni, è stata sequestrata insieme al fucile calibro 20 utilizzato per la loro strage di animali tutelati. I reati loro contestati dal verbale della polizia provinciale sono quelli di cattura e detenzione di specie protette e particolarmente protette, utilizzo di mezzi vietati, furto aggravato ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato e uccellagione. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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