Gargnano ai margini dell’impero sanitario

Qualche giorno fa il grido d’allarme era arrivato da Capovalle, in alta Valsabbia, dove il medico di base è diventato merce rarissima. Ora tocca a Gargnano, che rischia di perdere i poliambulatori, smontati pezzo per pezzo e avviati a una più che probabile rottamazione. Costi alti, pochi pazienti, meglio accentrare e salvare il salvabile. Il discorso non fa una piega. Con i chiari di luna che girano, e con la popolazione che inesorabilmente invecchia, c’è poco da disperdere le forze. La sanità pubblica è cinta d’assedio e ogni nichelino va speso con estrema oculatezza. Giusto. Ma fino a che punto si può arretrare lasciando sguarnito il territorio? Presidi avamposto, ospedali di frontiera e ambulatori d’alta quota sono vitali se si crede ancora che il diritto alla salute vada difeso a ogni costo, a dispetto dei chilometri e delle sale d’attesa mezze vuote. In gioco c’è molto, molto, molto di più di un bilancio da far quadrare a fine anno.

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