La svolta

Reti da anguille sul lago di Garda addio: è la fine di un’epoca

di Valentino Rodolfi
Dato l’ordine di rimuovere tutte le «roste» fisse tra Sirmione e Desenzano
Inutilizzate e dannose Le postazioni da anguilla, specie ormai vietata, rilasciano nell’acqua plastiche e piombo
Inutilizzate e dannose Le postazioni da anguilla, specie ormai vietata, rilasciano nell’acqua plastiche e piombo
Inutilizzate e dannose Le postazioni da anguilla, specie ormai vietata, rilasciano nell’acqua plastiche e piombo
Inutilizzate e dannose Le postazioni da anguilla, specie ormai vietata, rilasciano nell’acqua plastiche e piombo

Di anguille nel Garda non se ne pescano più dal 2011, da quando a causa della contaminazione da Pcb (una sostanza diossinosimile) riscontrata ne 40% circa degli esemplari, è vietato pescare, commercializzare e anche mangiare le anguille pescate nel Garda.

Ma nel lago erano rimaste le postazioni fisse della pesca, che erano diventate un «rifiuto speciale», un pericolo per la navigazione e soprattutto oggetti ormai diventati inutili. Per questo il lago di Garda dice addio alle reti da anguille: da qualche giorno, per ora nello spazio acqueo del Comune di Sirmione (ma Desenzano dovrebbe seguire a breve, stando alle ordinanze) è iniziata l’operazione per rimuovere tutte le «roste», le postazioni fisse per la pesca dell’anguilla, attività appunto vietata sul Garda ormai da 13 anni, di divieto in divieto reiterato negli anni.

La disposizione

Disposta dalla Regione su istanza del Wwf, la rimozione di tutte le ultime «roste» dalle acque di Sirmione dovrà essere effettuata dagli stessi pescatori professionisti che le avevano installate e poi lasciate sul posto, nella speranza, poi risultata vana, che la pesca delle anguille tornasse ad essere permessa dopo il primo stop del 2011.

Il declino della pesca

È un altro segnale di un mondo, quello della pesca professionale sul lago, in grave difficoltà: scomparse le àole, vietati il carpione e l’anguilla, declassato il coregone a «specie alloctona» di cui è proibito il ripopolamento nel Garda, il millenario mestiere di pescatore rischia a sua volta di estinguersi. Ma le «roste» da anguilla, andavano proprio rimosse, come intimato dall’Autorità di bacino ai proprietari delle installazioni.

Scrive il Wwf: «Da secoli queste strutture fanno parte del «panorama» lacustre, testimonianza di antichi saperi materiali, di un’arte della pesca che si sta ormai perdendo per mancanza di pesci pescabili», è la premessa del Wwf Bergamo-Brescia. E tuttavia: «Il punto è che di antico le “roste“ hanno ben poco: le reti di nylon e i loro sostegni sono stati abbandonati all'incuria, totalmente a brandelli - fa notare il Wwf -: molte reti staccate sono finite alla deriva dentro le zone di canneto e tutto questo materiale rilascia nelle acque del lago plastiche, ferro e piombo, oltre a costituire trappole mortali per uccelli e altri pesci. Una decisione drastica, ma puntuale, che aveva avuto come premessa un incontro in Regione tra i rappresentanti di Wwf, Provincia e Regionali e pescatori. Si era convenuto dell’inutilità, oltre che sugli inutili danni, di mantenere sul lago strutture ormai inutilizzabili e in totale degrado. Auspichiamo che si proceda fino in fondo».

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