Scampato alla
furia del Covid.
«Più di 3 mesi tra vita e morte»

di Silvia Avigo
Il professionista con la moglie Marina nella sua casaTiziano Besozzi alla Poliambulanza: «Sono stati fantastici»
Il professionista con la moglie Marina nella sua casaTiziano Besozzi alla Poliambulanza: «Sono stati fantastici»
Il professionista con la moglie Marina nella sua casaTiziano Besozzi alla Poliambulanza: «Sono stati fantastici»
Il professionista con la moglie Marina nella sua casaTiziano Besozzi alla Poliambulanza: «Sono stati fantastici»

La voce ancora stanca, la difficoltà a muovere le gambe e le mani tuttora presente, ma la serenità, la luce di chi apprezza ogni piccola cosa è quella di chi ce l’ha fatta. Tiziano Besozzi, architetto e interior designer di Padenghe ha 62 anni, è un uomo sano e sportivo, senza alcuna patologia pregressa ed ha vinto la lunga battaglia, iniziata il 6 marzo, contro il Covid-19, è sopravvissuto ma il percorso non è ancora finito. «RINGRAZIO l’equipe della Poliambulanza, hanno fatto di tutto anche quando le speranze sembravano essere finite - spiega il professionista - il Covid è un malattia imprevedibile e che lascia cicatrici enormi oltre che conseguenze di cui poco si parla». Era il 6 marzo quando Tiziano, dopo aver passato una settimana col fratello Alessandro in Valle d’Aosta per lavoro e venendo a contatto con alcuni operai di Bergamo, ha iniziato ad avere i primi sintomi da Coronavirus. Dopo alcuni giorni di riposo accudito dalla moglie Marina e dal figlio Francesco la situazione è degenerata, trasportato d’urgenza alla Poliambulanza di Brescia, è stato trasferito immediatamente in terapia intensiva. «Ricordo l’arrivo in ospedale - racconta Besozzi - Alcune persone erano distese per terra accanto a me e ho capito anche da questo la gravità dell’emergenza. Sapevo di essere grave, ero sedato ma a volte tornavo lucido, mi hanno praticato la tracheotomia, ero attaccato al respiratore e devo aver subito degli interventi visti i tagli sul torace, credevo di non poter più rivedere mia moglie e mio figlio». «All’inizio non ricevevo sue notizie, solo in seguito mi hanno comunicato la gravità della situazione, era in fin di vita. L’ho rivisto solo dopo un mese grazie a una videochiamata» ricorda la moglie Marina. IL PERCORSO di Tiziano Besozzi è stato lungo e difficoltoso, tra le ricadute più gravi quella di maggio quando a causa di un grave blocco renale il sessantaduenne avrebbe potuto essere condannato per sempre alla dialisi. Le dimissioni dalla terapia intensiva risalgono al 22 giugno, il ritorno a casa solo il 14 agosto accompagnato da una cartella clinica da più di 500 pagine e da venti chili in meno di peso. «La battaglia per sopravvivere è solo una parte della storia, vorrei che si sapesse che la ripresa è altrettanto ardua, infatti non ho ancora concluso la riabilitazione - ha spigato Tiziano - Anche la mia attività lavorativa ha avuto delle conseguenze, ma tornare alla vita è stato incredibile e meraviglioso e spero che la mia esperienza serva per capire meglio la gravità di questo virus e le conseguenze che comporta». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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