Il futuro delle ferrovie passa da due manager bresciani che ieri si sono incrociati lungo la strada (ferrata) di Christo. Il viaggio sul treno storico e l’inaugurazione della nuova biglietteria di TreNord è stata l’occasione per parlare di pendolari, servizi e sull’Alta velocità ferroviaria. E l’amministratore delegato di Fs Enrico Mazzoncini ribadisce un punto fermo: «Lo shunt per Montichiari non si farà». E insieme disegnano il futuro del trasporto su ferro nel nodo bresciano. Cinzia Farisè, amministratore delegato di Trenord non invade il campo altrui e non parla di governance, ma assicura che altri investimenti sono in programma per rinnovare il materiale rotabile.
MAZZONCINI, Però, insiste per chiudere con la «anomalia» Trenord e ottenere la maggioranza azionaria nella società che gestisce i treni regionali lombardi. E mette una pietra tombale sulla deviazione dell’Alta velocità verso l’aeroporto D’Annunzio. L’occasione viene dalla constatazione che la domanda di trasporto ferroviario aumenta, e sono necessari investimenti per portare i passeggeri sui convogli. Ne è un esempio la Brescia-Edolo, su cui Trenord ha investito parecchio e in vent’anni ha aumentato i «clienti» del 50%. Al contrario, le linee per Cremona e Parma perdono. Per fare un solo esempio, da anni nessun ghedese che debba raggiungere la città si avventura su treni fatiscenti senza certezze di orari di partenza e arrivo. C’è bisogno di rinnovare, e Mazzoncini non si tira indietro. Anzi, «è una proposta che ho fatto io più di una volta - dice - e poichè sono dell’idea che non vadano spesi soldi per lo shunt a sud di Brescia potremo utilizzare le risorse sulla rete storica esistente, quindi sulle tratte verso Rovato, Desenzano, Parma e Cremona, per realizzare effettivamente un network suburbano su ferro, che integrato con la metropolitana possa essere davvero l’asse del trasporto pubblico locale del futuro della città».
E tutto sommato, «con investimenti molto modesti rispetto a quelli fatti per la metropolitana, perchè i binari ci sono già». Questo è il «grande lavoro che va fatto».
I soldi dello shunt, dunque, si utilizzeranno per la rete suburbana. «Lo dico a caratteri cubitali», assicura. Di più, l’amministratore delegato delle Ferrovie dà l’idea che gli investimenti sulla rete suburbana che Brescia chiede da tempo oggi sono dettati dal mercato. Con l’occhio a quel che sta accadendo su alcune linee come la Brescia-Bergamo, «questi sono anni in cui la propensione all’uso del trasporto pubblico locale sta aumentando nettamente - ammette -, quindi è il momento giusto per investire, ed è per questo che il nostro piano di ferrovie che battezzeremo definitivamente alla fine dell’estate vedrà una grossa focalizzazione degli investimenti sul trasporto pubblico locale».
LA PROSPETTIVA è più ampia, tuttavia, e dovrebbe investire anche Trenord, società posseduta in misura paritaria da Regione e Ferrovie dello Stato. Per Mazzoncini è una «anomalia» da cancellare. «Nessuna società con due soci al 50 per cento può funzionare bene - osserva -, quindi propongo una governance secca e, avendo due soci di cui uno è con evidenza un grande operatore ferroviario nazionale, che sia Ferrovie dello Stato ad avere la maggioranza e le deleghe di gestione». L’Amministratore delegato conferma di aver sottoposto il tema al governatore Roberto Maroni, e «su questo si sta discutendo».
Vicino a Mazzoncini c’è Cinzia Farisè, e la tentazione di chiedere come risponderà Trenord è forte. La manager camuna, tuttavia, precisa che si occupa di direzione dell’azienda e non di governance, e insomma «gli azionisti devono decidere, il management deve eseguire». In ogni caso, «sostengo che abbiamo bisogno di grandi investimenti - aggiunge Cinzia Farisè -, su quelli in materiale rotabile dobbiamo puntare di più, ma anche su rete e infrastrutture». Bisognerà aspettare l’esito del confronto, e finchè il nodo Trenord non si scioglierà la Lombardia non avrà accesso ai quattro miliardi e mezzo che Ferrovie dello Stato mette in campo per il trasporto regionale.
«Siamo la prima azienda per investimenti nel Paese, per il 2016 abbiamo a budget 6,2 miliardi e abbiamo stabilmente da qui al 2020 altri 6 miliardi in infrastrutture e materiale rotabile - incalza Mazzoncini -. Per dare un’idea delle dimensioni la seconda azienda è Enel che investe 2,5 miliardi».
Dopodichè «è chiaro che vorremmo mettere questi investimenti anche al servizio della regione Lombardia, che è la più importante d’Italia per quanto riguarda il trasporto pubblico locale e la nostra strategia la include senza dubbio - aggiunge Mazzoncini -, perciò il nostro obiettivo è impegnarci maggiormente in Regione, ed è questo il senso del dialogo che abbiamo in corso con il nostro regolatore del trasporto».