Presidio contro le cave Il Broletto sotto assedio

di /// Cinzia Reboni
Il piano cave provinciale resta al centro di un rovente dibattito
Il piano cave provinciale resta al centro di un rovente dibattito
Il piano cave provinciale resta al centro di un rovente dibattito
Il piano cave provinciale resta al centro di un rovente dibattito

Il fuoco incrociato di critiche al nascente Piano cave sollevate dai comitati ambientalisti e dallo stesso Partito Democratico, nonostante i suoi rappresentanti siano nella maggioranza del consiglio provinciale, diventerà tangibile domani in una manifestazione di protesta annunciata dal Tavolo Basta Veleni. L’appuntamento è fissato alle 9.45 in piazza Paolo VI, vicino al Broletto, sede della Provincia. Al sit-in sono attese anche delegazioni di amministratori dell’Hinterland, della Franciacorta e della Bassa, i territori più esposti all’effetto dei bacini di prelievo di sabbia e ghiaia. Nel mirino ci sono le previsioni di escavazione, ritenute sovrastimate. Si prevede infatti un fabbisogno di circa 52 milioni di metri cubi a fronte dei 35 milioni di sabbia e ghiaia cavati negli ultimi 14 anni. «Dopo aver partecipato alla conferenza di valutazione conclusiva della Vas relativa al nuovo Piano Cave prendiamo atto che ancora una volta le osservazioni dei comitati e delle associazioni a tutela dell'ambiente non sono state accolte dalla Provincia, e come sempre le uniche voci ascoltate sono state quelle delle imprese del settore», sostengono i rappresentanti di Basta Veleni che chiamano a raccolta i molti sindaci delusi. Il presidio «servirà a ribadire il nostro no a questo Piano cave. Vogliamo che, al pari di Mantova e Milano, siano fatte stime di fabbisogno aderenti alla realtà - continua Basta Veleni -. Il proliferare di queste cave, nel corso degli anni, ci ha regalato il record di discariche, con una stima di rifiuti tombati che si aggira intorno ai 100 milioni di metri cubi». L’ultima versione del Piano cave presentata in sede di valutazione conclusiva della Vas non è stata ritenuta soddisfacente nemmeno sotto il profilo dell’utilizzo delle fonti rinnovabili. Vero è che il quantitativo di ghiaia e sabbia necessario per i prossimi dieci anni è stato ridotto di 3,5 milioni di metri cubi, a favore del materiale di recupero aumentato da 5,6 a 9,1 milioni, ma alcune «voci» non verrebbero utilizzate totalmente. Nella stima della quantità di materiale proveniente da fonti alternative, infatti, i 4,5 milioni di metri cubi di sfridi di cave di monte ed i 5,8 milioni di rifiuti edili trattati, che potrebbero abbassare l’utilizzo di materie prime vergini, vengono calcolati soltanto al 50%, vanificando di fatto l’applicazione ottimale dell’economia circolare. Criticata anche la scelta della Provincia di prendere come riferimento l’anno 2018 per il calcolo del fabbisogno decennale, e non - come hanno fatto invece Mantova e Milano - la media dei cinque anni migliori o, nel caso del capoluogo di regione, la stima «più prudente» delle 5 soluzioni prese in esame. Angelo Bergomi del dipartimento Ambiente della Federazione provinciale del Pd invita «le forze politiche del Broletto ad uscire dall’ambiguità per fermare uno strumento di pianificazione esagerato. A Brescia basterebbe confermare solo la volumetria approvata e non scavata nel Piano in scadenza, quindi 35 milioni di metri cubi, la metà di quanto previsto nel 2005. Io uno strumento così non lo voterei». Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Marco Apostoli di Provincia Bene comune ha già annunciato che non appoggerà il Piano quando approderà in aula. L’assessore di Rezzato Matteo Capra contesta il mancato accoglimento della richiesta di abbassare da 3,9 a 2 milioni di metri cubi l’escavazione nei prossimi dieci anni nell’Ate 25. La Provincia ha «concesso» soltanto una riduzione a 3,27 milioni. Ignorata anche la richiesta del Comune di portare la quota minima di scavo a -27 metri rispetto al piano campagna. Il Broletto ha confermato la necessità di scavare a -35 metri.•.

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