Rapì il figlio, l’accusa: «Condannate il padre»

Il momento in cui il piccolo  era stato liberato e messo in sicurezza
Il momento in cui il piccolo era stato liberato e messo in sicurezza
Il momento in cui il piccolo  era stato liberato e messo in sicurezza
Il momento in cui il piccolo era stato liberato e messo in sicurezza

Lo scorso ottobre per 16 ore tenne con il fiato sospeso tutta la provincia, e non solo. Marius Burma, 35enne di origine romena, nel pomeriggio del 5 ottobre durante un incontro protetto, a Rodengo Saiano, con il figlio di quattro anni decise di portarlo via con sé dopo avere minacciato con una pistola (acquistata qualche tempo prima sul mercato nero) l’assistente sociale incaricata di «monitorare» l’appuntamento. L’uomo raggiunse la sua abitazione di Roncadelle e lì si barricò fino alle 10.30 del mattino successivo quando, dopo lunghe trattative, decise di rilasciare il piccolo. Ore di paura che si conclusero con l’arresto di Burma. «Volevo solo passare del tempo con lui - si era giustificato - Volevo festeggiare con lui il suo compleanno». Parole che l’uomo ha ribadito anche in aula nel corso del processo che lo vede imputato per sequestro di persona, violenza privata e detenzione e porto in pubblico di un’arma clandestina. Ieri davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia è andata in scena la penultima udienza del dibattimento. Per lui il pubblico ministero Benedetta Callea ha chiesto la condanna a sei anni e quattro mesi di carcere. Il suo difensore ha invece chiesto l’assoluzione. La sentenza è prevista, dopo le eventuali repliche, per il prossimo 7 luglio. «Mio figlio, ne sono convinto, ha passato la più bella giornata della sua vita - ha detto in aula il 35enne quando ieri ha risposto alle domande della corte - Non sono mai stato pericoloso per mio figlio. All'arma che avevo acquistato un paio di settimane prima avevo tolto il caricatore . Era un semplice pezzo di ferro. Non l’ho usata per minacciare l’assistente sociale, le avevo solo fatto vedere che la tenevo nello zaino». Durante l’udienza è stata anche sentita la mamma del bimbo. «Quando ho saputo che era armato ho avuto paura - ha ricordato - I carabinieri però mi dicevano che mio figlio stava bene. Penso che abbia capito quello che è successo, ma non stava male».•.

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