BRESCIA INSOLITA

L'isola di San Paolo: il massacro e l'enigma

di Marco Tiraboschi
L'isolotto nel mezzo del lago d'Iseo fu sede di un santuario pagano, e poi di un convento. Che fu teatro, secondo lo storico veneziano Marin Sanudo, di una vera e propria mattanza: quasi tutti i monaci presenti furono prima uccisi e poi smembrati a opera di sconosciuti. Realtà o fantasia?
L'isola di San Paolo, nel mezzo del lago d'Iseo
L'isola di San Paolo, nel mezzo del lago d'Iseo
L'isola di San Paolo, nel mezzo del lago d'Iseo
L'isola di San Paolo, nel mezzo del lago d'Iseo

La storia insolita di oggi è basata su un vuoto, una mancanza di informazioni e, come al solito, le storie lacunose sono sempre quelle più affascinanti perché aspettano solo di essere completate dalla fantasia del lettore.

Il racconto comincia tra le umide arcate del chiostro più raccolto del monastero di San Giuseppe, uno dei tesori segreti della città. Sulla fresca ombra delle pareti una lunga teoria di antichi affreschi racconta per immagini la storia di San Bernardino da Siena, ai piedi dei quali stupisce scoprire la rappresentazione dettagliatissima di trentacinque conventi degli Osservanti.

Un documento preziosissimo che ferma nel tempo la storia, permettendoci di osservare alcuni edifici ormai scomparsi, come quello che anticamente ergeva le proprie mura sull’isola di San Paolo, nel mezzo del lago d’Iseo. La piccola e curiosa superficie emerge dalle acque alla possente ombra della mastodontica Monte Isola della quale condivide la catastrofica origine.

Tra i 7 e i 10 milioni di anni fa, un’enorme porzione della montagna che sovrastava quella che oggi chiamiamo Punta Almana, si staccava andando rovinosamente a schiantarsi al centro di una valle vuota dando origine a montagne di detriti che, dopo le glaciazioni, emergeranno dalle acque del lago come isole. L’isolotto di San Paolo è stato, secondo la tradizione popolare, in tempi antichissimi sede di un santuario pagano e poi di romitaggio, fino a quando è documentata la costruzione di un convento. Così lo descrive il cronista Fulgenzio Rinaldi nel XVII secolo: «Questo sito è saluberrimo... delizioso, il convento comodo e grande e ben disposto che di vaghezza può gareggiare con non pochi di questa provincia... Contiene orti e giardini bastevoli al godimento di ogni verdura e al ricreamento di fiori...diverse piante da frutto; dei limoni ed aranci è proprio il sito».

Un vero paradiso terrestre, se non fosse che Rinaldi, famoso per le fantasiose «revisioni» della cultura popolare, forse, non era a conoscenza di alcuni orribili fatti avvenuti un secolo prima. Come evidenziato dallo storico veneziano Marin Sanudo, fonte attendibile, noto per la precisione e il dettaglio nel riportare gli eventi. Nel suo diario il 2 gennaio 1527 scrive queste parole: «Come in questa Hora è venuta nova certa, come in uno monastero di Zoccolanti si hanno tagliato a pezzi e sono morti 9 di 13 che erano in el monasterio, qual è sul lago de Ise in brexana, si chiama S. Polo. Siché datili del pane di cani quando venirano a la porta». Altro che paradiso, quello descritto è un vero inferno!

Sull’isola sembra essere avvenuto un vero e proprio massacro dove quasi tutti i monaci presenti sono stati prima uccisi e poi smembrati a opera di sconosciuti. Il Sanudo ne lascia l’unica testimonianza ad oggi conosciuta. Il riferimento al «dar da mangiare ai cani quando vengono alla porta» potrebbe far pensare a mendicanti o a soldati Lanzichenecchi sbandati, o forse, essendo l’isola sulla direttrice Lovere-Iseo, da mercanti-navigatori costretti a sbarcare a causa del maltempo. C’è anche la possibilità che Sanudo abbia inventato la storia, per qualche oscura ragione, come monito a chi non coltiva la carità cristiana, ma allora perché scendere in dettagli sul luogo degli eventi, sulla data e altro?

Per ora la nostra storia finisce qui, sospesa, con un finale aperto, come quel Gordon Pym che, perdendosi tra le gelide nebbie dell’antartico lascia dubbi sugli sviluppi, tanto da spingere Jules Verne a immaginarne e scriverne un seguito. Così, anche noi, aspettiamo chi la completi.

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