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Tutela della Franciacorta, l'appello: «Stop ai vigneti in quota»

Lo chiedono Legambiente, Associazione Monte Alto, Condotta Slow Food e Comitato per la tutela dei boschi con una lettera inviata a cinque Comuni, a Provincia e Regione, oltre alla Soprintendenza di Brescia e Bergamo ed al Consorzio per la tutela del Franciacorta Docg
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti

«In Franciacorta vanno adottate tutte le misure necessarie per una tutela paesaggistica più stringente, con vincoli che precludano altre trasformazioni e destinazioni d'uso di aree attualmente usufruite anche da un'ampia parte della popolazione locale per passeggiate naturalistiche e di svago». Lo chiedono Legambiente, Associazione Monte Alto, Condotta Slow Food e Comitato per la tutela dei boschi con una lettera inviata a cinque Comuni - Adro, Iseo, Capriolo, Paratico e Corte Franca -, «un territorio dove sono in corso due interventi molto impattanti a livello ambientale», a Provincia e Regione, oltre alla Soprintendenza di Brescia e Bergamo ed al Consorzio per la tutela del Franciacorta Docg di Erbusco.

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L'appello

Le quattro associazioni puntano il dito su quanto sta accadendo in località Belveder di Clusane, con un intervento già in fase di realizzazione che ha sacrificato una zona boschiva, e in località Stalù ad Adro, area a pochi passi dalla cima del Monte Alto, dove sparirà un prato stabile d'altura per impiantare nuovi vigneti. «Questo ha comportato e comporta lavori di sbancamento, movimentazione terra e taglio di alberi molto importanti per l'equilibrio geo-morfologico, climatico, paesaggistico di queste porzioni sommitali del Monte Alto, baluardo per la salvaguardia della biodiversità botanica e animale, indispensabile per la sopravvivenza dell'avifauna e degli insetti impollinatori, quasi scomparsi da queste aree molto antropizzate», sottolinea il presidente del Circolo Legambiente Franciacorta, Silvio Parzanini. Non caso, nel 2022 erano già state raccolte tremila firme di cittadini decisi a salvaguardare queste aree, con l'auspicio che anche il resto dei boschi e dei prati ancora presenti sulle colline della Franciacorta vengano rispettati e salvaguardati per le future generazioni.

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La tesi

«Dal dopoguerra ad oggi la Franciacorta si è trasformata, passando da realtà contadina fortemente radicata alla terra e ai suoi prodotti, ad una realtà industriale caratterizzata da una marcata antropizzazione del territorio, con forte consumo di suolo - spiegano i comitati -. Negli anni '70 prese piede la viticoltura, ma in dimensioni limitate, portando alla creazione di un vino che pian piano è cresciuto in qualità, conquistando i mercati di tutto il mondo: il Franciacorta. Negli ultimi anni la sua produzione è cresciuta in maniera esponenziale e sta portando ad una ricerca continua di terreni in cui piantare la vite, anche là dove le aree sono poco vocate per questa coltura, come le zone pianeggianti, pedecollinari o i boschi e i prati di alta collina. Si sta creando insomma il rischio di puntare tutto su un'unica coltura con le conseguenti ricadute ambientali». Il caso più eclatante è quello de Lo Stalù di Adro, dove una nicchia ecologica sarà cancellata per lasciare spazio a un vigneto di alta quota.

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