ambiente e territorio

Monte Alto in Franciacorta, addio allo Stallone: spazio a nuovi vigneti, nonostante le tremila firme contrarie

di Simona Duci
Lo «Stalù» di Adro sparirà per far spazio alla viticoltura. Parzani: «Perdiamo un altro angolo di natura a favore dell'agrobusiness. Era un pezzo di storia»
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti
Una suggestiva veduta del polmone verde sul Monte Alto destinato a scomparire per far spazio a nuovi vigneti

Neppure il Ptrg sta mettendo al riparo dallo sfruttamento intensivo il delicato territorio della Franciacorta. Paradossalmente lo strumento di governance e di programmazione urbanistica che propone nuove soluzioni di organizzazione territoriale orientate a ridurre il consumo territorio viene sacrificato allo sviluppo della viticoltura, valore aggiunto del comprensorio. Nessuno contesta il valore e il diritto all'impresa dei viticoltori ma servirebbe una convivenza con la biodiversità del territorio. Per questo le associazioni ambientaliste di Monte Alto ed Ecosebino hanno lanciato una petizione sottoscritta da 3.000 firme per evitare che l'area naturale dello Stallone ad Adro venisse denaturata, per far spazio ad un nuovo insediamento di vigneti. Nulla da fare.

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L'accordo è tramontato

Grazie alla contrarietà dei residenti, e dall'unico abitante dello «Stalù» che ne curava la terra da 30 anni, la proprietà aveva deciso di prorogare fino a giugno 2023, la vendita del polmone verde promesso ad una nota cantina della Franciacorta. A suo tempo erano state congelate tutte le trasformazioni per un anno, per un accordo raggiunto in sede di una vertenza agraria di conciliazione, tra la proprietà e il fondo, che avrebbe per iniziale contratto dovuto rimanere in affitto nell'area fino a dicembre 2024. Le speranze per riuscire a trovare un nuovo accordo e salvaguardare l'area però, sono tramontate definitivamente.

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Per Michele Parzani curatore dello Stalù, è un amaro addio. «La Franciacorta perde così un altro angolo di natura a favore dell'agrobusiness - ammette Parzani - a nulla è valsa la mobilitazione espressione di una visione popolare che confidava nella salvaguardia di questo prezioso luogo».

Di fatto gli impianti vitivinicoli in quota sono la nuova tendenza in Franciacorta, una strategia produttiva che ha preso piede negli ultimi tre anni. Diverse colline moreniche presenti da Adro a Capriolo, Corte Franca e Iseo per citarne alcune conosciute, sono già destinate ai vigneti e verranno ben presto trasformate.

Terreno fertile

Le qualità dello Stallone per esempio, sono ricercate. È terreno fertile secondo gli intenditori di vino, per la sua produzione in alta quota. Si tratta di una collina che si sviluppa su per il Monte Alto, e sale a più di 500 metri sul livello del mare, (poco più sopra a 650 metri c'è la croce che spicca in vetta). Si estende sulla parte apicale del rilievo, dove si incontrano Adro, Capriolo, Corte Franca, Clusane e Paratico. «Con questa operazione - ribadiscono oggi i contrari - si dice addio ad un pezzo di storia, lunga almeno due secoli. Secondo una mappa del 1831, presente negli archivi del Municipio di Adro in località Stallone, vi è la presenza di un bosco ceduo».

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