Discariche di lungo corso Breno vanta un record

di Luciano Ranzanici
Breno Il cumulo ormai «fossile» di scorie nella località Calameto
Breno Il cumulo ormai «fossile» di scorie nella località Calameto
Breno Il cumulo ormai «fossile» di scorie nella località Calameto
Breno Il cumulo ormai «fossile» di scorie nella località Calameto

È difficile non sentirsi un Paese arretrato confrontandosi con un cumulo di rifiuti industriali abbandonati sul territorio da 30 anni. Succede a Breno, e i camminatori e i ciclisti che dopo aver attraversato la passerella sull’Oglio proseguono sulla ciclabile in direzione Losine ormai hanno fatto l’abitudine a questa «attrazione» della località a nord di Breno. Nessuna amministrazione comunale è riuscita, nei decenni precedenti, a toglierlo di mezzo, e ci si chiede se sarà la volta buona con quella attuale. Stiamo parlando di uno smaltimento ovviamente illegale, oltre che pericoloso, rappresentato da scorie industrali derivanti dalla lavorazione dell’alluminio, la cui presenza è stata ricordata da una recente relazione stesa dai carabinieri forestali della stazione brenese completata dai risultati delle analisi di un campionamento affidato all’Arpa. Rifiuti industriali, appunto, e in quanto tali teoricamente attribuibili ad aziende - non sono di certo decine sul territorio - che li hanno prodotti in un’epoca ormai remota. E invece niente: ancora oggi sembra che non ci siano denunce a carico di nessun sogetto certo. La collocazione di questo cumulo è sotto un viadotto del tratto della statale 42 che attraversa la località Calameto. Quando il materiale venne abbandonato, probabilmente di notte, da chi e per conto di chi, come detto, non è dato sapere (anche se in paese si fanno tante congetture), fu coperto da badilate di terra e da teli di plastica, e nel tempo è stato oggetto dell’interessamento delle amministrazioni che si sono succedute già prima della fine del secolo scorso. Ma appunto senza alcun risultato. I costi necessari per smaltire i residui di lavorazione dell’alluminio si sono dimostrati fin qui ben al di sopra delle possibilità economiche del Comune. Gli ultimi «movimenti» risalgono a gennaio dello scorso anno, quando come detto i carabinieri forestali e i tecnici dell’Arpa hanno effettuato un ennesimo sopralluogo per verificare le condizioni dei rifiuti, e la stessa Agenzia regionale ha avvertito il sindaco sugli esiti delle indagini svolte. Successivamente Panteghini ha avvertito i proprietari dei terreni confinanti con la «collina» (transennata pochi mesi fa), annunciando «l’avvio del procedimento per l’individuazione del responsabile e per la rimozione e lo smaltimento». Ma cosa se ne farà? Anche l’attuale amministrazione non ha i fondi per far trasferire altrove i rifiuti e per l’eventuale trattamento, così ha assegnato un incarico all’ingegner Vania Toninelli per predisporre uno studio di fattibilità per risolvere una volta per tutte il problema. La professionista ha preparato la documentazione supportando l’Ufficio tecnico e predisponendo anche uno studio di fattibilità per la rimozione dei veleni. Quanto costerebbe? La bellezza di un milione e 24mila euro. Come trovare il denaro? La pratica della tecnica di Chiari verrà trasmessa alla Regione per la richiesta del necessario finanziamento, e solo se ci sarà una risposta positiva si scoprirà se i rifiuti di Calameto, dove da anni in pratica non vive più nessuno, potranno finalmente essere smaltiti.•.

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