Edolo, 16 sindaci uniti per l’ospedale

di Lino Febbrari
L’ospedale di Edolo torna al centro di timori di tagli e polemiche sui servizi
L’ospedale di Edolo torna al centro di timori di tagli e polemiche sui servizi
L’ospedale di Edolo torna al centro di timori di tagli e polemiche sui servizi
L’ospedale di Edolo torna al centro di timori di tagli e polemiche sui servizi

Da una parte si stanziano una decina di milioni per creare la Casa di comunità, dall’altra (praticamente) si decreta la scomparsa dell’ospedale che c’è già; o almeno di una buona fetta del medesimo. Succede a Edolo, dove in queste ore la sorte della struttura (non è una novità) è nuovamente al centro dei timori di cittadini, medici, infermieri e amministratori locali. Questi ultimi, una volta tanto uniti nei fatti e non solo nelle intenzioni, con una lettera dai toni molto duri chiedono chiarezza sulla situazione di precarietà in cui è venuto a trovarsi (improvvisamente?) il reparto di Medicina, la cui attività, dal 16 giugno, si potrebbe ridurre ai minimi termini. Indirizzata ai vertici politici e sanitari della Regione e dell’Ast della Montagna, è stata firmata da tutti i 16 primi cittadini dei Comuni da Sellero a Pontedilegno e dai presidenti delle Unioni dell’Alta Valcamonica, delle Orobie Bresciane e della Valsaviore. I sindaci premettono di aver saputo solo negli ultimi giorni che il reparto a rischio taglio, dopo le dimissioni di una dottoressa, tra un paio di settimane vedrà la presenza di due soli medici, uno dei quali (il primario), in condizioni fisiche non ottimali in seguito a un infortunio. Una realtà che potrebbe portare alla chiusura dei 40 posti letto; ne resterebbero solo 4 per l’osservazione breve. Una prospettiva assolutamente non condivisa dagli amministratori, soprattutto perché la limitazione dell’attività arriverebbe a ridosso del periodo estivo. Fatte queste premesse, sindaci e presidenti delle Unioni chiedono un incontro urgente con gli assessori regionali e con la direzione generale dell’Ast, ricordando che la questione poteva essere gestita nei mesi scorsi, e che a loro giudizio la direzione generale dell’Asst di Valcamonica in questo momento non sarebbe in grado di risolverla autonomamente. Cosa stia avvenendo in via Nissolina a Breno, dove l’azienda ha sede, non è dato a sapere. Scarseggiano le risorse? Non si trovano figure professionali pronte a lavorare in montagna? O forse c’è la volontà di affidare la gestione all’ennesima cooperativa di medici? In attesa che qualcuno faccia luce, molti tra gli stessi dipendenti si interrogano anche sul perché quando Esine è in sofferenza, carente per esempio di personale infermieristico, i colleghi edolesi siano costretti al trasferimento. Mentre in questo caso non succede altrettanto facendo ruotare i 10 medici in organico nel reparto di Medicina della bassa valle. Tornando all’appello dei primi cittadini, traspare la grande preoccupazione per un problema congiunturale che potrebbe trasformarsi in strutturale. Tutti ricordano che nel passato in questo piccolo presidio sanitario ridimensionamenti temporanei sono diventati chiusure totali.•.

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