il caso

Falsa partenza per l’Ato di Valcamonica: la Regione chiede un altro sì ai 40 Comuni interessati

di Cinzia Reboni
Le richieste sono precedenti alla nuova norma. Gli enti locali camuni devono presentare piani di investimento e benefici gestionali

Conquistata solo due settimane fa, l’autonomia idrica della Valcamonica è già arenata nelle secche della burocrazia normativa. Con una lettera inviata ai 40 paesi della Comunità Montana, la Regione chiede una nuova delibera dei Consigli comunali «per esprimere la volontà di presentare la proposta di istituzione dell'Ambito territoriale ottimale del sistema idrico integrato».

Il nodo

Secondo i funzionari del Pirellone, non bastano le due richieste avanzate direttamente dalla Comunità Montana a febbraio del 2022 e a ottobre dello scorso anno, perché entrambe precedenti all'entrata in vigore, il 18 novembre, della legge regionale sull'Ato camuno. Ma non basta, perché insieme alla domanda ognuna delle 40 Amministrazioni comunali dovrà approvare anche la documentazione che dimostri i benefici economici e gestionali della secessione idrica, una proposta di programma degli interventi per adeguare acquedotti, depuratori e collettori alla normativa, insieme ad una bozza di piano economico-finanziario.

Solo quando la Regione riceverà le 40 deliberei avvierà l'iter per istituire l'Ato camuno, chiedendo anche il relativo parere all’Arera. A quel punto l'Ato di Brescia potrà essere riperimetrato e arrivare soltanto a Pisogne, senza più includere i territori da Piancamuno a Ponte di Legno.

Le reazioni 

Il consigliere regionale Diego Invernici di FdI parla di «iter ordinario. Non si sta tornando indietro e non si vuole complicare il percorso verso l'Ato camuno». Ottimista anche il presidente della Comunità Montana Alessandro Bonomelli: «Il nuovo impegno chiesto ai Comuni da parte della Regione non costituisce un problema. Faremo delle riunioni con i sindaci, ma sono certo che con un po' di buonsenso si troverà la soluzione. Il passaggio richiesto dal Pirellone non complica l'iter: i Comuni devono aderire all'Ato, ma possono tranquillamente scegliere il loro gestore. Dieci paesi, ad esempio, sono già con Acque Bresciane e una ventina potrebbero optare per la gestione in autonomia. E' evidente che con Ab dovremo stabilire un rapporto di fattiva collaborazione. Per arrivare alla piena operatività dell'Ato camuno bisognerà procedere in modo graduale: solo per arrivare alla tariffa unica ci vorrà tempo, e dovremo poi confrontarci con Arera. La cosa più urgente è quella di riunire i sindaci e stendere un piano di sviluppo socio-economico da presentare in Regione».

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Per il sindaco di Edolo Luca Masneri invece «non è una formalità, ma un passaggio sostanziale. La Regione chiede ai Comuni di approvare un piano finanziario che indichi gli investimenti da realizzare. E a questo punto entrano in gioco i gestori: siamo certi che Acque Bresciane, che ha effettuato finora interventi ripagati dalle tariffe in vigore in tutta la provincia, abbia risorse finanziarie per realizzare le opere con le tariffe inferiori applicate in Valle Camonica? In caso negativo il rischio è che debba ridimensionare gli investimenti. Senza contare che, in caso di rinuncia, bisognerebbe remunerare il gestore uscente degli investimenti fatti: solo per la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete, a Edolo siamo arrivati a 1,8 milioni di euro in tre anni».

Secondo Masneri «ci vorranno almeno tre o quattro anni per partire con l'Ato di Valcamonica, ed è importante che in questo periodo non si blocchino gli investimenti. Non possiamo permetterci un limbo temporale così lungo senza sapere se il gestore continuerà a fare interventi senza la certezza delle tariffe applicate in futuro. Su questo punto chiederemo garanzie».

Il sindaco di Edolo è prudente: "Sottoporremo il piano finanziario ad un consulente super partes e, se ci darà un esito favorevole nel rispetto di un equilibrio tra investimenti e tariffe, faremo questo passaggio, altrimenti no. Lavoriamo per l'Ato di Valcamonica, ma non ammettiamo scorciatoie. Inutile avere una visione ideologica e romantica per cui “l'acqua è nostra”: bisogna fare le cose seriamente. Non per mancanza di fiducia, ma perché ritengo che decisioni sulla qualità di un elemento fondamentale per la vita umana come l'acqua debbano essere fatte nella maniera più corretta e oggettiva possibile».

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