brescia insolita

Lozio e il tragico Natale di sangue

di Marco Tiraboschi
Una leggenda camuna che trae origine da un tragico episodio avvenuto nei pressi del castello appartenuto alla famiglia Nobili, del quale oggi rimangono solo rovine
Le rovine del castello di Lozio, teatro delle vicende narrate
Le rovine del castello di Lozio, teatro delle vicende narrate
Le rovine del castello di Lozio, teatro delle vicende narrate
Le rovine del castello di Lozio, teatro delle vicende narrate

Un Natale di sangue è quello raccontato da una leggenda camuna che trae origine da un tragico episodio avvenuto nei pressi del castello di Lozio, appartenuto alla famiglia Nobili, del quale oggi rimangono solo rovine. Costruita in posizione impervia, probabilmente attorno alla fine del XIII secolo, forse su strutture più antiche, la fortificazione era protetta alle spalle da una scoscesa parete di roccia che la rendeva inespugnabile ma ne ha anche decretato la fine sommergendola di detriti nei secoli. Nel periodo delle sanguinose contese tra Guelfi e Ghibellini, i primi dominano la media valle Camonica, i secondi l’alta e la bassa valle.

I Nobili sono una famiglia influente di parte guelfa che ha contribuito alla presa di Brescia e resiste alle imposizioni del nuovo signore della città, Pandolfo Malatesta, di parte ghibellina. Nonostante nel 1397 venga stipulata la Pace di Breno la tensione è altissima, tanto che nel 1409 la potente famiglia Federici si assume l’incarico di mettere a tacere Baroncino II Nobili e la sua famiglia. Sicuri che avrebbero lasciato il castello per scendere alla vicina frazione di Villa per le celebrazioni di Natale e alloggiare in uno dei loro palazzi, i Federici organizzano un piano diabolico. Nell’oscuro gelo della notte Santa deviano il corso di due fiumicelli che scorrono vicino all’abitato allagando così le strade del villaggio.

Le bassissime temperature ricoprono presto la terra delle vie di un duro strato di ghiaccio. Presi di sorpresa, i Nobili, si danno alla fuga cercando di raggiungere la rocca che, appena illuminata dalle luci dei bracieri, si staglia sopra l’abitato. La ripida e scivolosa salita ghiacciata li spinge però nelle braccia degli assalitori che li aspettano a spade sguainate. Nella furia della vendetta i massacratori non risparmiano nessuno. Solo due ragazzi si sarebbero salvati, perché si trovavano a Bergamo per studio, permettendo così alla dinastia dei Nobili di proseguire.

L’episodio è riportato così da vari storici come l’Odorici e Padre Gregorio, ma, come spesso accade, storia e leggenda si fondono rendendo complicato ricostruire i fatti. L’assassinio dei Nobili è, purtroppo, certamente un episodio storico. È probabile però che l’atrocità degli eventi abbia creato una risonanza tale da subire modifiche nella narrazione a partire dalla data dei fatti. Trasferire cronologicamente eventi tragici il 25 dicembre, come successo tante volte nella storia, ne amplificherebbe la potenza.

L’idea di un’intera famiglia, simbolo cristiano per eccellenza, che «scivola» sul ghiaccio mentre cerca la salvezza sembra un altro racconto morale di stampo biblico. Non scordiamo che anche i Nobili hanno commesso delitti per mantenere il proprio status e quindi sono stati puniti per i propri peccati. Forse la redenzione sta nei due sopravvissuti, esterni ai fatti perché dediti alle questioni spirituali anziché ai giochi di potere. Curioso il fatto che durante delle indagini archeologiche, vicino alla torre soprastante il castello, sia stata scoperta una lapide con inciso un cuore, forse collocata nel vero luogo dell’esecuzione di Baroncino II Nobili. Il simbolo del cuore, secondo Le Goff, si riferisce all’imperatore che emana leggi ed editti. Ma potrebbe anche riferirsi alla brutale usanza medievale di togliere il cuore ai capi morti in battaglia ma, questo enigma, forse rimarrà tale per sempre.

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