Riposa in pace, per ora, all’interno del Cimitero di Pisogne. La sua storia, o meglio, la storia della sua salma, è rimbalzata sui social e sui media solamente nella serata di martedì. Lei, una donna di mezza età, residente a Pisogne, di origini macedoni e di religione musulmana, era deceduta il 18 marzo scorso a causa di una malattia incurabile. Da quel giorno, la bara è rimasta nella sua abitazione, continuamente vegliata dalle figlie e dal marito. Una situazione assurda, a cui è stata messa la parola fine, anche se in modo provvisorio, solamente poche ore fa, con la tumulazione nel camposanto del comune sebino. L’attesa, ora, è tutta per capire se prima o poi ci potrà essere per la cara estinta una sepoltura ufficiale e degna. La denuncia era partita proprio dalla famiglia della defunta: prima le onoranze funebri, poi l’Associazione Culturale Islamica di Brescia, quindi l’Unione delle comunità islamiche italiane, non erano riuscite a trovare una soluzione per il trasporto nel paese di origine della donna, ne tantomeno per la sepoltura a Brescia, all’interno del Cimitero Vantiniano, in cui c’è un’area appositamente dedicata ai cittadini di religione islamica. UNA STORIA fatta di mera burocrazia ed ingiustificati ritardi, incomprensioni linguistiche e pratiche, ma per fortuna anche di solidarietà ed umana compassione. «La figlia della donna mi aveva chiesto una mano, anche loro brancolavano nel buio - ha spiegato Giovanni Bettoni, assessore alla Cultura in Comune - in questi casi dovrebbe occuparsi di tutto l’azienda delle onoranze funebri. Abbiamo fin da subito preso in carico questa tragica situazione e ci siamo attivati per trovare una soluzione. I passaggi sono stati molteplici e complessi: in questo periodo purtroppo, a causa del Coronavirus, è praticamente impossibile riportare in patria un cittadino straniero». «La speranza - ha concluso il sindaco di Pisogne Federico Laini - è che tutto si concluda al meglio, al più presto. La dignità delle persone, soprattutto alla fine della loro vita, deve venire prima di carte e burocrazia».