Società «bacchettate» dal Tar
E i parcheggi ritornano liberi

di Domenico Benzoni
Braccio di ferro a Montecampione tra Comune di Artogne e privati
Braccio di ferro a Montecampione tra Comune di Artogne e privati
Braccio di ferro a Montecampione tra Comune di Artogne e privati
Braccio di ferro a Montecampione tra Comune di Artogne e privati

Il contenzioso legale tra il Comune di Artogne e le società Avalli immobiliare ed Agricola Antichi Sapori a proposito dei parcheggi di Bassinale al Plan di Montecampione e di Secondino, fa segnare un punto a favore dell’ente pubblico. A decretarlo è la recente sentenza del giudice Giorgio Calderoni del Tar di Brescia. I fatti: nel dicembre del 2011 le due società che fanno capo a Carlo Gervasoni ed alla moglie ebbero ad acquistare da Alpiaz una serie di proprietà, tra le quali i circa 21.000 metri quadri di parcheggi a quota 1800 ed i 4.500 mq di quota 1400.

Non era trascorso un anno dall’acquisto quando il tentativo di chiudere le due proprietà venne bloccato da un’ordinanza del sindaco di Artogne Gian Pietro Cesari, che nell’intento di garantirne l’uso pubblico ordinò l’immediato ripristino dello stato dei luoghi e la rimozione delle barriere in ferro posizionate per delimitare proprietà ed ingresso.

Da qui l’origine del contenzioso ed il ricorso al giudice amministrativo per dirimere la questione. Secondo gli avvocati delle due società, la convenzione urbanistica del 1979 non esprimeva l’assoggettamento dei parcheggi ad uso pubblico; inoltre essi erano utilizzati esclusivamente dai clienti delle piste da sci ed il provvedimento di autotutela del Comune di Artogne era tardivo.

Di diverso parere il giudice, che nel rigettare i ricorsi di Avalli ed Antichi Sapori ha voluto sottolineare come «la presunzione di disinteresse vale per i rapporti tra soggetti privati, ma non può essere applicata a beni e diritti demaniali» ed i parcheggi sono paragonati per la loro funzione proprio ai beni demaniali. Aggiungendo anche che l’attività edificatoria al Plan, dove sorge il complesso residenziale Le Baite «era consentita in un contesto adeguatamente urbanizzato con la presenza di infrastrutture pubbliche relative a viabilità e parcheggi». Come a dire: i parcheggi sono parte delle opere di urbanizzazione primaria e non possono essere toccati. Se nel merito dell’utilizzo rimane ora da chiarire di chi sarà la responsabilità delle manutenzioni, stante appunto l’uso pubblico, il giudice ha voluto rigettare anche la tesi che si potessero privatizzare perché il Comune di Artogne non si era mai interessato ad essi.

«Il fatto che il Comune non si sia preoccupato in tutti questi anni di invitare alla sottoscrizione di un atto notarile di ricognizione dei diritti pubblici di transito e parcheggio, non implica né la rinuncia a tali diritti né la prescrizione degli stessi». Il ricorso contro le decisioni dell’amministrazione comunale era andato a coinvolgere anche il Pgt nella parte che definiva la destinazione urbanistica dei suddetti spazi; anche questo è stato respinto. Ora si potrebbe aprire la fase dell’accordo da sottoscrivere tra Comune di Artogne e proprietà dei parcheggi di Bassinale di Secondino, per definire competenze e responsabilità sui diritti pubblici di transito e parcheggio. Un altro problema che si affianca a quello della strada per il Plan, proprietà del fallimento di Alpiaz ma di uso pubblico.

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