«Uccelli da richiamo, la Regione vuole solo fermare i controlli»

Un pulcino catturato e inanellato
Un pulcino catturato e inanellato
Un pulcino catturato e inanellato
Un pulcino catturato e inanellato

La stagione di caccia è lontana, ma la Regione si «porta avanti» con nuovi provvedimenti che scatenano il mondo ambientalista. Come è successo a seguito di una recentissima audizione della commissione Agricoltura, che ha ascoltato associazioni ambientaliste e venatorie sul tema dei valichi, siti che dovrebbero essere protetti per tutelare la migrazione degli uccelli, e della modifica della legge regionale a proposito degli anellini inamovibili di cui devono essere dotati i richiami vivi usati per la caccia da appostamento. Sui provvedimenti allo studio in Regione fioccano le contestazioni di alcune associazioni ambientaliste: «Il provvedimento che andrà in votazione a maggio ha il solo intento di impedire i controlli delle forze dell’ordine - affermano le guardie volontarie del nucleo Wwf Lombardia e il Cabs -. La norma è chiara: gli anellini, che devono essere inamovibili, non si devono più controllare. Come a dire che la polizia giudiziaria che contrasta la falsificazione di banconote le banconote false non le può esaminare ma solo guardare da lontano». I motivi del divieto? «I proponenti la modifica usano ipocritamente il tema del benessere animale di uccelli da richiamo che sono spesso frutto di catture illegali. Un paradosso: coloro che gli uccelli li vogliono salvare, sarebbero coloro che infliggono loro sofferenza durante i controlli». Durante l’audizione è stato ricordato ai consiglieri regionali presenti che le attività di vigilanza sono «svolte da personale autorizzato per legge, continuamente aggiornato attraverso corsi proprio sulla manipolazione e gestione degli animali selvatici». Non solo, la controparte, ovvero le associazioni venatorie che naturalmente appoggiano la svolta restrittiva della Regione, hanno presentato uno studio effettuato su 1500 anellini «in cui si afferma che le misure del 75% dei pezzi campionati sono difformi da quanto previsto dalla ditta produttrice. In realtà - proseguono guardie Wwf e Cabs -, dai dati si è potuto verificare che le difformità sono assolutamente irrilevanti al fine dei controlli: gli uccelli vengono sequestrati quando l’anello è amovibile o presenta segni di contraffazione, e quest’ultima non è solo la misura differente da quanto previsto dalle tabelle della Federazione ornicoltori italiani, ma la presenza di manomissioni come limature, ovalizzazioni e deformazioni. Insomma: vogliono dimostrare l’inaffidabilità a priori degli anelli». Interessante poi l’annotazione relativa a uno dei protagonisti dello studio presentato dal mondo venatorio sulla presunta inaffidabilità dei sigilli: «Abbiamo verificato il codice identificativo di alcuni dei pezzi oggetto di esame, codice che permette di risalire all’allevatore - sottolineano le due associazioni - scoprendo che appartengono a una persona che è stata colta in flagranza e denunciata mentre praticava l’uccellagione». «Siamo assolutamente certi - conclude Filippo Bamberghi, coordinatore delle guardie Wwf del nucleo di Milano - dopo aver misurato nella nostra vita decine di migliaia di anelli, dell’idoneità dei pezzi prodotti. Certo prima che vengano alterati. A questo punto la Foi deve chiarire la sua posizione e le autorità devono acquisire questo studio. Non ci resta che ribadire la nostra richiesta ai consiglieri regionali di legiferare nell’interesse dell’intera comunità e della legalità, fermando provvedimenti illegittimi».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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