Un lago artificiale «caricherà» i cannoni sparaneve del futuro

di Domenico Benzoni
L’area sopra il Plan di Montecampione che ospiterà il bacino
L’area sopra il Plan di Montecampione che ospiterà il bacino
L’area sopra il Plan di Montecampione che ospiterà il bacino
L’area sopra il Plan di Montecampione che ospiterà il bacino

La firma è dell’ingegner Matteo Ghidini della Si.G.Ma. di Lumezzane, l’importo complessivo ammonta a 820.932 euro e il progetto rientra tra le azioni previste dal Piano integrato d’Area che la Comunità montana vuole sottoporre alla Regione per favorire lo sviluppo turistico della bassa Valcamonica. Per la prima volta dopo quasi 25 anni dalla prima proposta progettuale (era il dicembre del 1992 e la fece Alpiaz) compare nuovamente, nero su bianco, l’ipotesi di creare un bacino di accumulo idrico in località conca Bassinale di Montecampione, a quota 1.800. Un invaso giudicato indispensabile a supporto dell’innevamento artificiale, ma utile anche per eventuali interventi antincendio.

Per ora si tratta di una ipotesi progettuale, necessaria a partecipare alla spartizione dei fondi europei, e quindi non è stata necessaria l’assunzione di alcun formale impegno di spesa. In caso di un «sì» alla proposta, la Regione metterà sul piatto fino al 50% dell’importo, mentre i fondi restanti dovranno arrivare dagli enti locali e dalle realtà private che gestiscono gli impianti di risalita, nel nostro caso da Montecampione Ski area. Ma è già certo anche il contributo della Comunità montana, che si impegnerebbe con il 25% dell’importo che rimarrebbe a carico di Comuni e privati.

L’OPERAZIONE, approvata dai sindaci di Artogne e Gianico che compongono la giunta dell’Unione dei comuni della bassa valle (non ha partecipato alla seduta il primo cittadino di Piancamuno), comprende le opere di presa e raccolta delle acque provenienti dal sistema torrentizio a monte del Plan, una vasca di decantazione, la realizzazione di un fondo stabilizzato e impermeabilizzato per l’accumulo idrico, le tubazioni di svuotamento, l’impiantistica di base con illuminazione e controllo remoto, la costruzione di argini perimetrali in legno, l’inerbimento e pure la creazione di un’area pic nic accanto al nuovo laghetto.

La prima ipotesi presentata da Alpiaz venticinque anni fa prevedeva la realizzazione di un bacino di accumulo di circa 60 mila metri cubi, la cui capienza è stata presto ridotta alla metà. Stando al progetto attuale, i metri cubi sarebbero 48 mila: una «cisterna» aperta da allestire su una estensione di 18 mila metri quadri all’interno di una depressione naturale in cui già oggi l’acqua si invasa. L’altezza dello sbarramento eseguito in terra raggiungerebbe i 4,50 metri, con scavi rispetto all’attuale quota del terreno per circa 3 metri e mezzo.

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