Non arrivano quasi mai buone notizie dal fronte dei controlli sull’attività venatoria in provincia di Brescia. Il nostro giornale ha iniziato a riferire di operazioni contro gli abbattimenti illegali di fauna protetta già nel cuore dell’estate, in pieno agosto, e con l’apertura della stagione di caccia la situazione non è cambiata; anzi. IN QUESTE ore fanno riflettere i numeri parziali comunicati dalla polizia provinciale relativi alla sola attività del Nucleo ittico venatorio che fa capo al Distaccamento di Vestone: pochi agenti responsabili di un territorio molto vasto che ricomprende anche la Valtrompia (insieme alla Valsabbia e all’alto Garda), i quali in questi primi giorni di caccia hanno già denunciato 10 persone; sei nella sola giornata di ieri. Il comandante della polizia provinciale, Claudio Porretti, spiega che i cacciatori bracconieri finiti nei guai sono rappresentativi di tutte le classi d’età, dai 21 ai 72 anni, e che a loro carico ci sono i soliti, tristi reati: l’utilizzo di trappole (come i «sep» usati per la cattura dei piccoli uccelli insettivori protetti che appaiono nella fotografia a corredo di questo servizio), l’abbattimento di specie tutelate dalla legge, l’impiego di richiami elettroacustici e anche l’uso di armi modificate. A MARGINE delle operazioni, gli agenti del Distaccamento hanno messo sotto sequestro 7 fucili, 5 richiami elettroacustici, 18 trappole per l’uccellagione e una cinquantina di uccelli uccisi illegalmente. E hanno anche dovuto occuparsi della straziante fine di una femmina di capriolo di circa tre anni inseguita per chissà quanto tempo (una scena vista decine e decine di volte nel Bresciano) e gravemente ferita da una muta di cani da caccia. Quando i poliziotti l’hanno ritrovata, a Lavenone, era stata morsa ripetutamente dagli animali e aveva un piede spezzato a causa della fuga: inutile anche il solo pensiero di recuperarla per affidarla alle cure di un veterinario, perché è morta a causa delle lesioni e dello sfinimento. •