la storia

Gavardo, memorie viventi del dolore: Antonio e Luigi raccontano

di Alessandro Gatta
I due ultra novantenni sono gli ultimi testimoni viventi del bombardamento aereo del 29 gennaio 1945. Il loro racconto agli studenti di terza media
Gavardo Antonio Abastanotti e Luigi Orlini: i due ultimi testimoni del bombardamento del gennaio 1945
Gavardo Antonio Abastanotti e Luigi Orlini: i due ultimi testimoni del bombardamento del gennaio 1945
Gavardo Antonio Abastanotti e Luigi Orlini: i due ultimi testimoni del bombardamento del gennaio 1945
Gavardo Antonio Abastanotti e Luigi Orlini: i due ultimi testimoni del bombardamento del gennaio 1945

La voce smorzata dal dolore, gli sguardi dalle lacrime: Antonio Abastanotti, 94 anni, e Luigi Orlini, 92, sono gli ultimi testimoni viventi del bombardamento aereo di Gavardo del 29 gennaio 1945. In questi giorni - anche stamattina in biblioteca - stanno raccontando ai ragazzi di terza media cosa accadde. Alle 13,29, sotto le bombe degli alleati morirono 52 persone, in gran parte donne, anziani e bambini, oltre a 4 sacerdoti riuniti per le celebrazioni dei tridui.

Poche settimane prima, Abastanotti era già sopravvissuto a un primo bombardamento, alla stazione. «Quando il 29 gennaio Gavardo venne colpita ancora - racconta - eravamo già nel rifugio antiaereo della fabbrica Manenti, per cui lavoravo. Appena fu possibile uscimmo allo scoperto e vedemmo un gran fumo salire dalle case. Organizzammo subito una squadra di soccorso con gli altri operai: arrivati in piazza c’era gente che gridava, cercava i propri cari rimasti sotto le macerie. Era pieno di cadaveri a terra; fui preso da una crisi e scoppiai a piangere». I morti vennero poi trasportati nella chiesetta dei Disciplini (che oggi non c’è più). «Non ebbi mai il coraggio di andare a vederli», dice ancora Abastanotti.

Luigi Orlini all’epoca aveva soltanto 13 anni ed era appena tornato da scuola: «A casa nostra c’erano anche i vicini, così si scaldavano con la stufa. E poi i miei genitori, mia sorella, la zia e la cuginetta, 11 anni, scappate da Torino. Eravamo tutti insieme a mangiare quando è suonato l’allarme (la sirena della Grignasco, il segnale di fine turno riconvertito in allarme bomba). Poi un boato, la parete che ci crolla addosso. Sentivo mia mamma chiamarmi: Gino, Gino...ma io non potevo rispondere, avevo i calcinacci perfino in bocca. Mi strappai le unghie dalle mani per liberarmi e persi i sensi». «Quel giorno la mia cuginetta morì - continua - e non fu l’unica. Quando mi liberarono venni portato all’ospedale di Salò: ci rimasi più di un mese, mia mamma più di 9. Lo ricordo come fosse ieri, anche dopo 79 anni. La guerra distrugge tutto e i morti non hanno mai colpa. Basta guerre, basta uccidere i nostri simili per i soli interessi di chi comanda».

Il ricordo continua


Gli studenti delle medie proseguiranno il loro cammino della memoria a gennaio, con una visita sui luoghi dei bombardamenti. Abastanotti e Orlini porteranno la loro testimonianza anche ai bambini di quinta. Prima di loro, per tanti anni e ora scomparsi, hanno parlato alle scuole anche Flaminia Amici, Giovanni Tobanelli e Piero Simoni. «È importante ricordare - commenta la vicesindaca Ombretta Scalmana - e, attraverso la conoscenza, imparare il valore e il coraggio di scegliere per il domani».

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