la ricostruzione

Spara, si barrica in casa e poi si arrende: ecco cosa è successo a Gavardo

di Alessandro Gatta
Dopo 12 ore di trattativa il 75enne si è arreso ai carabinieri. Accompagnato in ospedale è stato sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. Era in possesso di fucili regolarmente denunciati ma sono in corso veririche
Le armi detenute dal 75enne e poste sotto sequestro
Le armi detenute dal 75enne e poste sotto sequestro
Le armi detenute dal 75enne e poste sotto sequestro
Le armi detenute dal 75enne e poste sotto sequestro

La lunga notte di paura di Sopraponte di Gavardo si è conclusa venerdì prima dell’alba (erano circa le 6,30) dopo 12 ore di trattative ininterrotte, l’arrivo in forze di militari - compresi i reparti speciali dell’Arma -, e l’intervento decisivo di un negoziatore del comando provinciale dei carabinieri, in questo caso un maresciallo donna. L’uomo che si era barricato (armato) in casa, 75 anni, alla fine si è arreso ed è stato preso in custodia dagli agenti, accompagnato in ospedale e ricoverato per un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio. Nella sua abitazione sono stati sequestrati ben 5 fucili da caccia, tutti regolarmente denunciati, oltre a munizioni e a diverse carabine ad aria compressa non classificabili come armi sottoposte ad autorizzazione: fino a pochi anni fa, il 75enne aveva la licenza di caccia, non più rinnovata, e sono in corso accertamenti sulla regolarità nella detenzione delle armi trovate in suo possesso.

Di certo non avrebbe potuto imbracciarle, e ancora meno sparare delle fucilate in aria dal suo balcone, come invece ha fatto quando i carabinieri della Compagnia di Salò avevano già raggiunto la sua casa.

La ricostruzione di quanto accaduto a Gavardo

La vasta mobilitazione è scattata ancora alle 18 dopo la segnalazione arrivata in caserma a Gavardo dai familiari dell’uomo, la moglie e la figlia: a seguito di un dissidio, il congiunto aveva mostrato segni di squilibrio, poi confermati dallo «stato confusionale» in cui l’avrebbero trovato i militari. La sua abitazione per fortuna è isolata, a non meno di 250 metri dal centro abitato, non lontano dalla direttrice che porta a Sopraponte e Vallio: in gergo tecnico la zona è stata «cinturata», cioè messa in sicurezza impedendo che qualche civile potesse avvicinarsi. E nessuno è mai stato in pericolo o a distanza di tiro nel corso delle delicate operazioni.

La trattativa, come detto, è stata portata avanti per tutta la notte dalla negoziatrice dell’Arma: affiancata, come da prassi, dai militari dell’Api, le Aliquote di primo intervento, tutti schierati intorno alla casa e pronti a intervenire. Anche la strada è stata presidiata (e chiusa nelle fasi più delicate) dai carabinieri di Salò, guidati dal maggiore Luca Starace, e di Gavardo col maresciallo Francesco Santonicola. In prima linea dal comando provinciale anche il colonnello Francesco Tocci.

Un lavoro complesso

È stata una lunga notte, lunghissima. Trattative estenuanti ma nel segno del dialogo, evitando che la situazione potesse precipitare (il 75enne avrebbe minacciato di sparare ancora, oltre che di spararsi): non appena è uscito di casa, accertato che fosse disarmato è stato raggiunto dai reparti speciali con decisione ma nel rispetto della persona, rasserenato e accompagnato in un luogo sicuro. Poi il trasferimento in ospedale.

Valutazione psichiatrica

L’anziano ci è rimasto anche ieri per essere sottoposto a una valutazione psichiatrica. Sarà questa a delineare eventuali provvedimenti penali e amministrativi nei suoi confronti, con l’ipotesi di reato (per ora) di resistenza e per aver esploso colpi di arma da fuoco. Incensurato, prima di giovedì non avrebbe mai avuto comportamenti violenti. Tutto è bene quel che finisce bene, anche stavolta. In questo caso grazie alla professionalità di chi ha operato concludendo un lavoro paziente.

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