«Brescia da regina
della manifattura a
capitale della cultura»

La vice sindaco di Brescia, Laura Castelletti, con un «visore»
La vice sindaco di Brescia, Laura Castelletti, con un «visore»
La vice sindaco di Brescia, Laura Castelletti, con un «visore»
La vice sindaco di Brescia, Laura Castelletti, con un «visore»

Si è concessa il lusso, l'altro giorno, di spegnere il cellulare per un paio d'ore e di tuffarsi negli spazi della Biennale di Architettura, a Venezia. «Quando l'ho riacceso – racconta – era tempestato di messaggi e chiamate, tutte per un motivo». Ovvero il «caso Bonisoli» sull’apertura di musei, durato lo spazio di una giornata. Un putiferio. Se ti chiami Laura Castelletti, e da oltre un lustro sei assessore alla Cultura del Comune di Brescia, è inevitabile che il tuo smartphone si trasformi in una sorta di centralino. C'è, però, un altro significato sotteso alla vicenda: vitalità, fermento culturale. E l'occasione per una chiacchierata a tutto tondo sul tema.

Restando in ottica nazionale, il giudizio sulle scelte paventate dal Governo è chiaro. E sull'operato dell’ex ministro Franceschini, invece? Al netto delle eventuali affinità politiche.

«Ha impresso uno slancio importante per la cultura, facendola tornare centrale nel nostro Paese. Si è ricominciato a investire, a utilizzare lo strumento della gratuità che, parlano i numeri, ha riavvicinato le persone ai musei. E poi l'Art Bonus, che a Brescia ha dato frutti importanti. Se la Vittoria Alata è partita per il restauro e tornerà in Capitolium senza pesare sul bilancio pubblico, è merito proprio dell'Art Bonus. Spiace vedere che, semplicemente per il cambio di colore del governo, vengono smontate cose positive».

Scelta ideologica, quindi?

«Sì. Ed è questo il peccato. La cultura è di tutti ed è evidente che ci sarà, anzi c'è già, una scelta di minore investimento di questo governo».

Capitolo Brescia. Siamo a metà 2018, per il 2022 la città ha lanciato la sua candidatura a capitale della cultura. Qual è il passaggio imprescindibile per farcela?

«Bisogna chiarire una cosa ai bresciani: noi ci candidiamo. Ma ci sono anche altri nomi importanti che lo faranno e sono in possesso di un cospicuo patrimonio da presentare. Vedo il percorso come una fase molto importante, oltre a quello che sarà il risultato: ci aiuterà a mettere a sistema tutto ciò che oggi abbiamo sparso, come satelliti di una galassia. La vivacità e la produzione culturale hanno bisogno di essere ricondotte in un quel percorso, e di essere riconoscibili. L'idea è una: da capitale della manifattura a capitale della cultura».

È il Musil il punto di raccordo?

«Sarà un punto fermo, un museo unico in Italia. Racconterà la cultura del lavoro e della creatività. Dove c'è l'industria manifatturiera è presente anche la più grande produzione intellettuale. La parte urbanistica e strutturale ci sono. Alcuni contenuti sono disegnati, altri vanno completati».

E le criticità sulla candidatura?

«Mi preoccupa soprattutto la fase di tessitura: costruire un sistema culturale che si presenti all'Italia e all'Europa. È un impegno non da poco».

Verrà creata un'associazione, oppure un comitato apposito per centrare l'obiettivo?

«Sicuramente verrà predisposto un incubatore ad hoc, con una parte operativa e una di rappresentanza. Anche se è presto per capire di che forma: siamo ancora in fase di costruzione. Quindi individueremo chi avrà la regia e, mi piace poter immaginare, con grandi competenze culturali ma anche una conoscenza delle trasformazioni industriali delle città. E poi bisogna coinvolgere le forze economiche della città».

Cambiando argomento: venerdì scorso la Specola è stata presa d'assalto, in castello, per l'eclisse. Passa da lì il recupero del Museo di Scienze Naturali?

«Si tratta di una delega nuova per me, la eredito da Fondra. È stato studiato un percorso di rilancio: serve un direttore, che ora non c'è. Oltre a investimenti sulla struttura: qualche milione bisogna trovarlo. Per coinvolgere, soprattutto i giovani, bisogna guardare verso lo spazio».

E Brescia Musei?

«Cambia parte del Consiglio e la presidenza, ci faranno proposte per i prossimi cinque anni e le valuteremo. L'occhio speciale si sposta dalla Pinacoteca, in cui dobbiamo chiudere con la copertura in vetro e il giardino, al Castello. Serve un segno d'artista, come quello di Kapoor che non abbiamo potuto avere».

Per una Brescia sempre più europea...

«È così: a Brescia piace stare con i piedi in Europa».

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