dopo la sentenza

Processo Bozzoli, Giacomo condannato e Adelio incredulo: «Non me l’aspettavo»

di Mario Pari
L'uomo ha visto il figlio giudicato colpevole dell'omicidio del fratello La trasmissione degli atti alla procura destinata ad aprire nuovi scenari
Alex Bozzoli e Adelio Bozzoli l’altra sera in tribunale a Brescia OnlyCrew
Alex Bozzoli e Adelio Bozzoli l’altra sera in tribunale a Brescia OnlyCrew
Alex Bozzoli e Adelio Bozzoli l’altra sera in tribunale a Brescia OnlyCrew
Alex Bozzoli e Adelio Bozzoli l’altra sera in tribunale a Brescia OnlyCrew

Una vicenda giudiziaria che in una sera di pioggia di sette anni fa, quando di Mario Bozzoli si perse ogni traccia, era iniziata come scomparsa  è culminata in un ergastolo. Una condanna al carcere a vita che è ancora più pesante se si considera che la persona destinataria della decisione della Corte d’assise di Brescia è il nipote della persona scomparsa, uccisa volontariamente, gettata in un forno e con la premeditazione.

Sentenza di condanna per Giacomo Bozzoli, le parole del padre

L’imputato, non ha rilasciato dichiarazioni. Il padre Adelio, fratello della vittima, sentito dalla stampa, si è limitato a dichiarare: «Non mi aspettavo una cosa del genere. Mi aspettavo una sentenza di assoluzione, con il rispetto che ho verso mio fratello, per l’amor di Dio».

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Atti trasmessi in procura per Alex Bozzoli e due operai

Quello che è certo è che per la famiglia di Adelio Bozzoli queste sono state ore pesantissime. La sentenza non si è limitata a stabilire la colpevolezza di Giacomo, ma ha disposto anche la trasmissione degli atti alla procura per il fratello Alex con l’accusa di falsa testimonianza. Una situazione che va ad aggiungersi ai sette anni trascorsi dall’inizio delle indagini.

Ma dall’altra parte evidentemente c’è una persona di cui si è persa ogni traccia, svanita nel nulla, uccisa e gettata in un forno secondo la procura, i legali di parte civile e la Corte d’assise di Brescia. Alex Bozzoli non è però l’unico a essere finito, anzi tornato nei guai. Era stato infatti indagato e archiviato. Gli atti non sono stati trasmessi alla procura solo per lui.

Ci sono anche due operai della Bozzoli: il senegalese «Abu» e Oscar Maggi. La posizione più delicata sembra essere quella di quest’ultimo. «Concorso nel reato di omicidio volontario e distruzione di cadavere»: queste le ipotesi di reato che la procura è chiamata a valutare sulla base delle indicazioni della Corte d’assise.

L'intercettazione nelle mani della Procura

La decisione della corte presieduta da Roberto Spanò è stata presa evidentemente anche sulla base di un’intercettazione in cui Maggi avrebbe sostanzialmente detto a Abu: «Se Beppe racconta qualcosa di sbagliato siamo nei casini».

La scomparsa di Giuseppe Ghirardini e la vicenda Bozzoli

Quel Beppe è Giuseppe Ghirardini, altro operaio della Bozzoli che nella vicenda sembra ricoprire un ruolo importantissimo. Ma che, soprattutto è scomparso nei giorni successivi all’8 ottobre 2015, quando si perse ogni traccia di Mario Bozzoli, e venne poi ritrovato cadavere a Case di Viso, poco lontano da Ponte di Legno. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sarebbe trattato di un suicidio, ma i familiari hanno sempre rigettato questa tesi.

Nella requisitoria, il pm Silvio Bonfigli, che con il collega Marco Martani ha rappresentato la pubblica accusa, ha detto chiaramente: «Sulla base di quanto emerso riteniamo che Mario Bozzoli sia stato ucciso dal nipote Giacomo la sera dell’otto ottobre. Ucciso da Giacomo e gettato nel forno da Giuseppe Ghirardini. Il peso di quanto fatto porta a suicidarsi Ghirardini».

E ancora: «Il suicidio di Ghirardini è parlante, non regge al peso enorme, aveva capito che le indagini sarebbero arrivate a lui. Capisce di essere l’anello debole». Ghirardini quindi che «parla» anche dopo essersi tolto la vita. O, secondo l’accusa, per il semplice fatto d’aver deciso di suicidarsi.

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Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza di condanna all'ergastolo

A fronte di tutto ciò assumono una rilevanza fondamentali le motivazioni della sentenza che dovranno essere depositate entro novanta giorni dalla lettura del dispositivo, avvenuta venerdì sera. Solo allora, è parso di capire, le parti, in particolare la difesa di Giacomo Bozzoli, potranno pronunciarsi. •.

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