il nuovo progetto del critico

Goldin, viaggio immersivo nella pittura: in scena un Van Gogh «inedito»

di Francesca Saglimbeni
Il 13 novembre alle 18 al teatro Filarmonico. Una scrittura teatrale con quattro schermi e la musica strumentale di Battiato
Marco Goldin porta a Verona «Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato»
Marco Goldin porta a Verona «Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato»
Marco Goldin porta a Verona «Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato»
Marco Goldin porta a Verona «Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato»

Sul genio olandese della pittura ha già scritto diversi romanzi e curato sei mostre monografiche, portando in Italia quasi 500 delle sue opere. Ora, Marco Goldin, torna a raccontarci Vincent Van Gogh con una scrittura teatrale di grande impatto scenico e narrativo dal titolo «Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato» (tratto dal suo stesso romanzo omonimo, edito da Solferino), che dopo il debutto (con data "zero") di ieri a Salsomaggiore, la prima nazionale a Trieste e una tappa a Bologna, il 13 novembre approderà anche a Verona, sul palco del teatro Filarmonico (alle 18), per poi toccare altre nove location italiane.

Goldin è stato protagonista anche della stagione delle Grandi Mostre a Brescia dal 2003 al 2009, inanellando una serie di eventi di enorme successo tra cui l'esposizione su Gauguin e Van Gogh appunto che sfiorò le 500 mila presenze.

Leggi anche
Covid, Marco Goldin ferma le grandi mostre: «Perdite colossali, pochi ristori dal Ministero»

Il podcast

Lo spettacolo si innesta in un più ampio progetto divulgativo e celebrativo, di cui oltre al libro fanno parte cinque puntate che inaugurano il primo canale podcast dello studioso trevigiano (pubblicate anche su www.lineadombra.it), andando a costituire il tassello multisensoriale e multidimensionale.

La scenografia del racconto è infatti uno straordinario apparato di quattro schermi con immagini proiettate a ciclo continuo, che condurranno il pubblico in un vero e proprio viaggio immersivo dentro la bellezza della pittura e dei luoghi di Van Gogh (questi ultimi visibili grazie a riprese esclusive effettuate con droni tra Olanda e Francia), a sua volta esaltata da musiche strumentali di Franco Battiato

Il diario ritrovato

In scena lo stesso Marco Goldin, qui pure regista, che nell’originale e avvincente formula di un “diario ritrovato”, prestando le proprie parole a Vincent Van Gogh (parole tuttavia fondate su fatti storici e accreditate fonti), ne ripercorre gli ultimi settanta giorni di vita: quelli trascorsi nel villaggio di Auvers sur Oise, a nord di Parigi. «In fondo, la sua copiosa produzione epistolare è già di per è un diario», spiega l’autore.

«Considerando quelle perdute nell’età dell’infanzia e della giovinezza, si stima possa aver scritto qualcosa come 2mila lettere, di cui 900 pervenute fino a noi. Per lui era una comunicazione quotidiana. Ciò che ho cercato di mettere in luce in questo diario immaginario», rimarca Goldin, «è soprattutto il rapporto panico di Van Gogh con la natura. Che non si limitava a guardare il paesaggio, ma ci “moriva” dentro”. La sua pittura si faceva proprio in mezzo alle cose. I paesaggi, i cieli, sono - per lui - i luoghi che accolgono la fine della vita».

Un’autobiografia ideale e poetica, insomma, che inizia il 15 maggio 1890, quando Van Gogh lascia ancora fresco sul cavalletto l’ultimo quadro a Saint-Rémy, in Provenza, prima di prendere il treno il che lo porterà a Parigi, dal fratello Theo. Per poi snodarsi tra le strade strette di Auvers, in quel villaggio con le case dai tetti di paglia e ardesia, i castagni in fiore, la casa del dottor Gachet, i campi di erba medica su cui galleggia il rosso dei papaveri, il fiume che scorre lento, la chiesa con un cielo smaltato di azzurro come una vetrata gotica.

Parole, silenzi e le note di Battiato

E infine i campi di grano, «un appuntamento con il destino» di cui non sveliamo altro. Se non come, in questo continuo gioco di specchi e di rimandi tra il libro e lo spettacolo, tra i colori, le parole e i silenzi (con riprese di Luca Attilii e Fabio Massimo Iaquone, e animazioni video di Alessandro Trettenero), le musiche di Battiato trovi un ruolo evocativo a tutto campo, che ci permetterà di vedere un palcoscenico idealmente abitato anche dalla sua presenza. «Si tratta di brani strumentali, molto meno noti di quelli che ne hanno segnato la storia musicale, tratti soprattutto dal Gilgamesh, ma anche dal Telesio e dal Joe Patti’s experimental group, in grado di dialogare, da sole, con le opere di Vincent Van Gogh, in modo straordinario».

 

Suggerimenti