Cristoforetti, Aterballetto: «Il nostro palco è l’Europa»

di Sara Centenari
Intervista al direttore generale e della programmazione della Fondazione Nazionale della Danza, che tra gli artisti emergenti sostiene anche il coreografo e interprete Diego Tortelli
Aterballetto coproduce «Tempesta» con Ctb e Teatri del VenetoGigi Cristoforetti ha diretto per quasi un decennio  TorinodanzaAterballetto: il progetto  coreografico-fotografico «In/Finito»
Aterballetto coproduce «Tempesta» con Ctb e Teatri del VenetoGigi Cristoforetti ha diretto per quasi un decennio TorinodanzaAterballetto: il progetto coreografico-fotografico «In/Finito»
Aterballetto coproduce «Tempesta» con Ctb e Teatri del VenetoGigi Cristoforetti ha diretto per quasi un decennio  TorinodanzaAterballetto: il progetto  coreografico-fotografico «In/Finito»
Aterballetto coproduce «Tempesta» con Ctb e Teatri del VenetoGigi Cristoforetti ha diretto per quasi un decennio TorinodanzaAterballetto: il progetto coreografico-fotografico «In/Finito»

Si può pensare da europei? È poi possibile progettare spettacoli ragionando sull’attualità e sul mito con un linguaggio internazionale e, nel contempo, far «felice» il territorio cittadino o regionale in cui questa programmazione artistica opera? Tre città - prima Brescia, poi Torino, ora Reggio Emilia - sono testimonianza del fatto che direttori artistici e curatori di progetti come Gigi Cristoforetti (bresciano nato nel 1961) più pensano in grande più dimostrano attenzione per il loro microcosmo politico, in senso ampio ed etimologico. A settembre 2017 è stato chiamato nella città emiliana come direttore generale e della programmazione della Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto: è da gennaio che produzioni e progetti riflettono la visione di Cristoforetti circa il futuro della compagnia italiana di danza più importante e riconosciuta in Europa, al di fuori dei teatri lirici, che saluta l’innesto di tre nuovi interpreti da tre Paesi diversi. Una delle prime realtà con danzatori scritturati tutto l'anno. La nuova produzione di Aterballetto debutta il 14 settembre al Carignano di Torino: «Bach Project», abbraccio strettissimo tra danza e musica: come è possibile puntare su spettacoli che parlano linguaggi diversi, raggiungendo la comprensione da parte di pubblici molto diversi fra loro? Per formazione mi sono occupato di strade diverse, cercando di ricomporre in unità un orizzonte complesso: gli spettatori si incontrano dentro gli spazi della città, seguendo l’interesse per una disciplina singola. Nella visione complessa che difendo possono trovare una visione comune. Un grande successo ha riscosso «Tempesta», coproduzione con il Centro Teatrale Bresciano: a quando l’approdo a Brescia? Succederà dal 29 novembre al primo dicembre durante la stagione del Ctb. «Tempesta» ha debuttato al Piccolo a giugno con la coproduzione di alcuni teatri stabili come quello del Veneto e il Centro Teatrale Bresciano. Il rapporto con il Ctb si è manifestato come un’esperienza molto positiva che rispecchia esattamente la missione che voglio dare alla Fondazione Nazionale della Danza: diventare partner di qualsiasi realtà in Italia desideri avvicinarsi in modo più o meno intenso al mondo della danza. Non solo compagnia (Aterballetto) ma punto di riferimento per chi ha un pensiero ibrido, aperto, multidisciplinare. Una drammaturgia che rilegge Shakespeare partendo dai dettagli che nell’originale sono raccontati e non visti, con le musiche di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro: commistioni tra antico e nuovo in «Tempesta». E, con In/Finito, una «missione impossibile»... In/finito è uno sguardo sulla città, come ho fatto tanto a Brescia, anche con la Festa del Circo. Incontro di discipline distanti: quella effimera della danza con immagini che scompaiono subito e quella che, invece, strappa le immagini dal momento fugace e le rende eterne, continue. La produzione gira in situazioni di arte contemporanea: lo ha appena fatto a Capri, lo farà a Bologna e probabilmente anche a Parigi. Dimensione internazionale nella quale non manca di incrociare professionisti bresciani delle scene come Giacomo Andrico e, in «Bach Project», un ricercatissimo danzatore-autore bresciano. «Bach Project» mette insieme un maestro assoluto della nostra cultura, Bach, e una delle musiche più danzabili nella sua gioiosità ritmica, con il vertice di altri linguaggi. Lo spettacolo associa due coreografi agli antipodi. Il primo è Jiri Kiliàn, con il suo antico e meraviglioso capolavoro: Sarabande. Non mi interessa fare operazioni commerciali o d'antan ma di «creazione», tant’è vero che la musica di Bach è riscritta in maniera straordinaria da un musicista di Milano, Colombo Taccani. E sarà eseguita dall’ensemble Sentieri Selvaggi, a Brescia molto presente. Il pezzo di Kiliàn dialoga la con contemporaneità pura del bresciano Diego Tortelli: ha 31 anni, ed è un richiestissimo danzatore: ma ha lasciato il Balletto di Marsiglia per avere maggiore libertà come interprete e coreografo. Lei si è espresso in modo deciso sulla facile via di chi getta i giovane nell’arena produttiva senza volontà di investire.. Conferma? La maggior parte dei giovani è rinchiusa in una dimensione semplificata su un piano produttivo, con due o tre performer. Come faranno a competere con i loro colleghi di altri Paesi se non hanno una compagnia che li difende? In qualche modo molti «comprano» la gioventù, e quindi l’interesse provvisorio che ha presentare la creazione di un giovane. Noi abbiamo sostenuto Tortelli fin dalla piccola creazione, «Pasifae», successo al festival di Bolzano. «Lorca» avrà la prima a Milano a ottobre. Questo è lavorare con un giovane per me. Stagione fittissima. Tra prove e tournée è una compagnia che dal 20 agosto 2018 a fine luglio 2019 non avrà un giorno vuoto. Numerose anche le repliche di «Tango glaciale» di Martone? Solo nel 2018 abbiamo 24 repliche della coproduzione al 50% con il Bellini di Napoli firmata da Martone (ora a Venezia con il film «Capri Revolution», ndr) ripresa dal progetto di teatro fisico dell'82. «Bach Project» ha coproduttori musicali, Pomeriggi Musicali e MITO, e festival di danza, Torinodanza e Milano Oltre. Il dialogo ha anche interlocutori esteri? Oggi chiudiamo un progetto presentato alla Fondazione Niarchos di Atene. Condividiamo con Festival di Atene ed Epidauro, Halles deSchaerbeek, Feltrinelli di Milano e altri partner una produzione molto importante. Noi saremo per il prossimo anno nella sede Feltrinelli Milano, in via Pasubio: in quella sorta di nave progettata dal grande architetto che creò il primo piano urbanistico di Expo. Ho chiesto alla Fondazione di progettare prima degli spettacoli incontri come i «Ted Talks», con personaggi della cultura greca e belga: simboli di storia economica e politica e di visioni opposte dell'Europa.

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