LA TESTIMONIANZA

Cinque giorni nel fango per aiutare i romagnoli. Il grande cuore dei volontari di Calcinato

di Flavio Marcolini
L'esperienza vissuta dagli uomini della Protezione Civile: «Abbiamo trovato una riconoscenza e un'ospitalità incredibili»
Il gruppo della Protezione Civile di Calcinato ha operato per cinque giorni nelle zone alluvionate
Il gruppo della Protezione Civile di Calcinato ha operato per cinque giorni nelle zone alluvionate
Il gruppo della Protezione Civile di Calcinato ha operato per cinque giorni nelle zone alluvionate
Il gruppo della Protezione Civile di Calcinato ha operato per cinque giorni nelle zone alluvionate

Il grande cuore dei volontari del nucleo calcinatese della Protezione Civile si è mostrato ancora una volta subito pronto per l’immediato intervento, questa volta nelle località romagnole colpite dalla tragedia dell’alluvione.

«Allertati dalla colonna mobile regionale tramite la Protezione Civile Provinciale – racconta il presidente Marco Belotti – ci siamo alzati alle 2.30 di martedì scorso e abbiamo raggiunto a Parma i colleghi della colonna mobile in partenza per le terre colpite dall’emergenza».

Cinque giorni di lavoro ininterrotto, 114 interventi condotti a termine

Con Belotti c’erano i volontari Giulio Zaniboni e Roberto Bosio: «Ci siamo diretti a Sant’Agata sul Santerno per l’intervento di primo soccorso e in mattinata siamo stati raggiunti dal gruppo di Palazzolo. Abbiamo cominciato a lavorare sodo sin dalle prime luci dell’alba, ininterrottamente per cinque giorni, tranne qualche breve pausa e le ore necessarie al sonno, fino a sabato sera».

Operazioni complicate per gli esperti calcinatesi che sono stati impegnati in un contesto molto difficile
Operazioni complicate per gli esperti calcinatesi che sono stati impegnati in un contesto molto difficile

Il bilancio finale è stato di 114 interventi condotti a termine, per soccorrere persone o rifornirle dei generi di prima necessità. «Nella giornata di martedì siamo subito entrati in acqua - ricorda Belotti – e abbiamo operato per 14 ore di fila, affrontando decine e decine di situazioni indescrivibili. Abbiamo trovato un gruppo di persone in un furgone che aveva l’abitacolo allagato ed era strato trascinato dalla forza della corrente finché era finito in un angolo di una via di Sant’Agata, dove questi alluvionati hanno a lungo aspettato i soccorsi.

Tensione fisica e mentale ai massimi livelli

Appena li abbiamo raggiunti, dopo esserci sincerati che stessero bene, li abbiamo tirati fuori e successivamente li abbiamo portati via con un gommone, così come abbiamo fatto con molti altri cittadini, diversi dei quali recuperati con il gommone direttamente dai tetti delle loro case». Ma gli interventi non hanno riguardato solo le persone: «Ricordo un cane che era di guardia ad una abitazione, la cui rete di recinzione era stata travolta dalla corrente - racconta -. L’acqua attraverso le maglie della rete lo stava schiacciando quando siamo giunti: abbiamo tagliato la rete con le cesoie, rianimato l’animale che praticamente stava annegando e successivamente portato in salvo. Qualche ora dopo abbiamo incontrato il proprietario che, ringraziandoci, ci ha assicurato che il cane stava bene».

Mercoledì hanno svolto altre dieci ore di lavoro incessante, «anche se l’acqua calava e ci siam spostati più agevolmente, con ritmi meno frenetici. Giovedì la situazione sembrava essere leggermente migliorata, anche se poi c’è stata una nuova allerta rossa. Abbiamo operato sul territorio di Fruges, una delle frazioni di Massa Lombarda: lì la situazione era un po’ più tranquilla e il nostro compito è stato per lo più quello di portare acqua potabile e viveri con i gommoni a chi non li aveva, prima nel centro abitato e poi nelle diverse cascine sparse per la campagna alluvionata».

Giovedì quindi i tre volontari calcinatesi sono stati raggiunti da altri due soccorritori, i concittadini Luca Lorenzoni e Mirko Saraceni, scesi a dar loro man forte. «Venerdì - prosegue il presidente - abbiamo continuato lo stesso lavoro di supporto e assistenza alla popolazione, mentre sabato ci siamo spostati a Bagnacavallo, in frazione Villanova, per soccorrere la gente che aveva un metro e mezzo di acqua nelle case. In queste cinque intensissime giornate la tensione, sia fisica che mentale, è sempre stata al massimo per tutti noi. E una volta che ci siamo resi conto che non potevamo rimanere concentrati ancora a lungo, sabato, di concerto con il funzionario regionale della Protezione Civile Sara Elefanti, abbiamo deciso di concludere la missione e di fare ritorno alle nostre famiglie, con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile, in un’area immensa, completamente allagata, che ha subito danni sono incalcolabili».

Ovunque abbiamo incontrato persone straordinarie

In tutti i luoghi in cui i volontari calcinatesi sono intervenuti mancava l’acqua potabile: «Non ci siamo quindi potuti lavare, soltanto un po’ con le bottigliette, quando potevamo, fino a quando l’ultimo giorno abbiamo fatto sette chilometri per poter fare una doccia calda al Centro sportivo di Bubano». In ogni posto «in cui siamo stati - commenta - abbiamo sempre incontrato persone straordinarie: sono disperati, hanno perso tutto, ma sono subito state pronte a rimettersi in piedi e spalare via il fango. Pur nel dramma che stava attraversando, questa gente ci ha dato prova di una riconoscenza e di una ospitalità indescrivibili. Ogni notte tornavamo a dormire alla scuola elementare di Massa Lombarda, accolti dalla comunità con generi di conforto di ogni sorta, fino all’ultimo. Proprio poco prima di partire una signora col cane che non avevamo mai incontrato prima ci ha informato che al bar vicino ci aspettava un ristoro per 30 euro gentilmente offerti».

Restano in aiuto altre due squadre bresciane

Belotti, con una moglie e due figlie a casa, sottolinea che «il groppo in gola per la lontananza si sentiva, soprattutto quando mi chiamavano la sera, ma si scioglieva quando percepivo che quella gente ci faceva sentire in famiglia, come fossimo dei loro». Ora i cinque volontari calcinatesi dalla tarda serata di sabato sono tornati a casa. Restano ad aiutare gli alluvionati altre due squadre della Protezione Civile bresciana: vengono dal nucleo del Val Carrobbio e da quello di Pontevico ed entrambe sono munite di pompe idrovore per svuotare gli edifici e i luoghi tuttora sommersi dall’acqua in una battaglia senza sosta. •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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