Pandemia

Covid, la curva dei contagi è stabile. Oms: "In molti paesi ancora focolai significativi"

A che punto è la pandemia da Covid-19 in Italia? La domanda preme, soprattutto con l’entrata in vigore delle nuove linee guida del governo. Terminato il 31 marzo lo stato di emergenza, quanto meno dal punto di vista formale, il Paese si è avviato verso un graduale superamento delle più stringenti regole per favorire la ripresa ordinaria delle attività e, più in generale, della vita di tutti. Fino al 30 aprile per accedere in alcuni luoghi al chiuso rimane il green pass, ma dal 1° maggio la certificazione non servirà più. Anche l’obbligo d’indossare la mascherina dovrebbe decadere con l’arrivo di maggio. Anche se il ministro della Salute, nei giorni scorsi, ha annunciato una valutazione per la terza decade di aprile. “Continuo a considerare le mascherine fondamentali – ha spiegato Speranza – ne valuteremo l’utilizzo”. Lecito quindi chiedersi se l’ottimismo basti, di per sé, a guardare con fiducia al futuro. O se, oltre all’ottimismo, si sono anche i dati a confermare che sì, siamo pronti alla svolta.

Ebbene, la curva epidemica da Covid-19 in Italia è, attualmente, in una situazione di «sostanziale stabilità», pur continuando a mantenere numeri elevati sia per quanto riguarda i nuovi casi, sia i decessi. In questo contesto – spiega l’Ansa - “sorvegliate speciali” restano le varianti del virus SarsCoV2 ed una nuova indagine rapida dell’Istituto superiore di sanità esaminerà tramite sequenziamento genomico i campioni raccolti il 4 aprile al fine di stimare la prevalenza delle varianti circolanti in Italia, dopo che in Gran Bretagna è stata segnalata la nuova sotto variante Xe di Omicron.

Nelle ultime 24 ore, segnalano i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ( Agenas), l’occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di “area non critica” da parte di pazienti Covid sale rispetto al 3 aprile, raggiungendo il 16% a livello nazionale (un anno fa era al 43%), un punto percentuale in più rispetto al valore di allerta fissato proprio al 15%. E in 7 regioni arriva a superare il 20%: Umbria (40%), Calabria (34%), Basilicata (26%), Sicilia (27%), Marche (24%), Puglia (23%), Abruzzo (22%). La Lombardia è all’11%, L’occupazione delle terapie intensive, invece, è stabile al 5%, sempre a livello nazionale, (un anno fa era al 41%) - ben al di sotto dunque della soglia di allerta fissata al 10% - ma raggiunge il 10% in Calabria e il 12% in Sardegna.

Anche dal presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta arriva una conferma sui dati: «Dal 18-19 marzo siamo in fase di calma, con una media costante di 70 mila casi al giorno, con tasso di positività tra 14 e 15%, senza scendere. Tutto questo con una asincronia regionale, perché se prima il virus circolava di più in alcune regioni del Centro e del Sud, ora vediamo che aumenta anche in regioni del Nord, in particolare in Veneto e in Emilia Romagna, sebbene in maniera molto lenta». Questo, rileva, «ci dice che il virus continua a circolare in maniera importante, quindi è difficile fare previsioni».

Da qui l’avvertimento: «Anzitutto bisogna continuare a vaccinarsi, e fare terze dosi e quarte dosi per i fragili, ma devo denunciare ancora il ritardo su questo, con vaccinazioni ferme al 7% o 9% sul totale di questi soggetti» rileva Cartabellotta. In secondo luogo, «va ricordato che il virus è estremamente contagioso e, quindi, al chiuso le mascherine vanno ancora portate».

Un invito alla cautela arriva anche da Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCSS Galeazzi di Milano, che avverte: «La Pasqua sarà un banco di prova per un potenziale momento di rischio. Il rischio c’è e bisogna stare attenti, ciò anche per la nuova sotto variante Xe, con 700 casi in Gran Bretagna, che è ancora più contagiosa delle precedenti».

A livello internazionale un invito alla cautela arriva dall'Oms. Dall’inizio della pandemia Covid «alcuni paesi sono stati in grado di compiere reali progressi nell’arrestare la malattia. Molti paesi, tuttavia, stanno continuando a far fronte a focolai significativi. L’emergere di Omicron ha innescato un’ondata di trasmissione globale i cui impatti si fanno ancora sentire», scrive Michael J. Ryan, direttore esecutivo di Health Emergencies Programme dell’Oms nel rapporto 2021 WHÒs response to Covid-19. Per questo, «mentre ci concentriamo su un futuro in cui la fase acuta della pandemia è terminata, permangono molte sfide» e «sarà necessario un controllo costante del virus nel 2022 e oltre».  

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