Il caso

Ginnaste maltrattate, parla una mamma: «Le ragazze stanno ancora male. Vogliamo non accada ad altri»

di Manuela Trevisani
La madre di una delle atlete veronesi vittima dell'insegnante sospesa: «Ha smesso di praticare attività agonistica. Certe persone non devono più allenare minori».
Un’esercizio Le giovanissime sarebbero state vittime di maltrattamenti da parte della loro insegnante
Un’esercizio Le giovanissime sarebbero state vittime di maltrattamenti da parte della loro insegnante
Un’esercizio Le giovanissime sarebbero state vittime di maltrattamenti da parte della loro insegnante
Un’esercizio Le giovanissime sarebbero state vittime di maltrattamenti da parte della loro insegnante

Hanno voltato pagina le due giovanissime atlete veronesi, che sarebbero state vittima di maltrattamenti da parte della loro insegnante di ginnastica ritmica, Stefania Fogliata, 31 anni, nella palestra Nemesi di Calcinato, nel Bresciano. Una ha deciso di dedicarsi alla danza, l’altra ogni tanto si cimenta ancora con esercizi di ginnastica ritmica, ma nessuna delle due ha più voluto saperne dell’attività agonistica.

Il racconto di una mamma

La ferita è troppo fresca, difficile da rimarginare, soprattutto per due ragazze così giovani. «A noi ormai il male è stato fatto, ma vogliamo almeno evitare che quello che ci è successo possa capitare ad altri», spiega la mamma di una delle ragazzine. «L’unica cosa che ci interessa è che la verità venga a galla e che persone abituate a utilizzare questi metodi, non allenino più minorenni».

È di questi giorni la notizia che la loro insegnante è stata sospesa per un anno dalla professione di allenatrice, su disposizione del giudice per le indagini preliminari di Brescia Francesca Grassani, come da richiesta del pm Alessio Bernardi. «Leggere quanto è stato deciso, non ci rende felici, perché tutta questa circostanza non è bella», continua la madre.

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«Le ragazze sono state male e continuano a stare male per quanto è accaduto». Le atlete che hanno sporto denuncia sono complessivamente otto. A far scattare le indagini, condotte dalla squadra Mobile della Questura di Brescia, è stata proprio questa mamma, che lo scorso settembre si è rivolta a una poliziotta di sua conoscenza per riferire quanto accadeva in palestra e per chiedere come comportarsi. «Noi confidiamo nella giustizia, anche perché finora la squadra investigativa ha dimostrato grande competenza», conclude la donna. «Si va avanti, non si può far altro. È chiaro che l’amaro in bocca rimane».

L'ordinanza

Nelle 50 pagine dell’ordinanza del gip Grassani, emerge un quadro accusatorio pesantissimo, che racconta di gesti violenti, espressioni pesanti, vere e proprie punizioni inflitte alle atlete. «Non si discute», scrive il gip nell’ordinanza, «del fatto che l’ambiente agonistico sia dotato di regole e che richieda disciplina e rigore, ma del fatto che il superamento consapevole e costante del limite di esigibilità del rispetto dei canoni e dei principi informatori dell’insegnamento della ginnastica ritmica, è una distorsione e che ha trasformato le giovani atlete in automi: esse dovevano accettare supinamente critiche feroci, insulti gratuiti, invasioni indebite della sfera privata, aggressioni fisiche e nel contempo essere disposte a rispondere con gratitudine agli apprezzamenti dell’indagata».

Malmenata e denigrata

Una delle atlete veronesi, quando è stata sentita dagli inquirenti, ha raccontato di essere stata picchiata in un’occasione, ma denigrata e insultata più volte dall’insegnante. «Ad un certo punto ha perso la pazienza e mi ha fatto mettere giù la palla... mi ha preso per un braccio, mi ha portato in bagno…davanti ai lavandini mi ha tirato una sberla».

Nell’ottobre del 2020, nonostante un infortunio molto doloroso a un piede, l’insegnante l’avrebbe fatta gareggiare, arrabbiandosi durante la fase del riscaldamento perché non riusciva a eseguire alcuni passi, arrivando a “minacciare” che, se non avesse partecipato, avrebbe fatto retrocedere la società per cui era tesserata, obbligandola a saltare con la fune sul piede infortunato. Il giorno seguente è stata poi accertata la microfrattura al quinto metatarso del piede destro, poi ingessato.

Gli insulti e le parole offensive

Quando le sono stati chiesti i motivi che l’hanno spinta ad abbandonare la ginnastica ritmica, l’atleta ha spiegato di aver perso la passione, di non essersi più sentita all’altezza dopo l’infortunio al piede, arrivando a «basta» dopo l’episodio delle sberle. Anche l’altra giovanissima veronese ha raccontato di insulti gratuiti alle ginnaste, come «cretine, str...e, stupide, siete dei maiali», quando commettevano errori durante un’esecuzione.

Quando la ragazzina ha manifestato l’intenzione di lasciare l’Accademia, l’insegnante avrebbe iniziato a rivolgersi a lei quasi quotidianamente con parole offensive, paragonandola a un Goblin, dicendole che non era più in grado di praticare quello sport. Questi i racconti delle ginnaste veronesi: l’inchiesta prosegue.

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