INTERVISTA

Anca Vasile Caraman

di Gian Paolo Laffranchi
«Spero non ritorni il tempo di fare musica sotto le bombe»
Anca Vasile Caraman: è una delle 10 violiniste ad aver saputo affrontare i Capricci di Niccolò Paganini. Di origine rumena, ha iniziato a studiare musica a 4 anni
Anca Vasile Caraman: è una delle 10 violiniste ad aver saputo affrontare i Capricci di Niccolò Paganini. Di origine rumena, ha iniziato a studiare musica a 4 anni
Anca Vasile Caraman: è una delle 10 violiniste ad aver saputo affrontare i Capricci di Niccolò Paganini. Di origine rumena, ha iniziato a studiare musica a 4 anni
Anca Vasile Caraman: è una delle 10 violiniste ad aver saputo affrontare i Capricci di Niccolò Paganini. Di origine rumena, ha iniziato a studiare musica a 4 anni

Esiste l'arte della guerra (e di questi tempi si moltiplicano gli strateghi da tastiera). Resiste l'arte nella guerra: lo dice la Storia. «Durante il primo e il secondo conflitto mondiale, i violinisti suonavano al fronte per aiutare le persone. Non è importante dove si suona, ma il messaggio che si trasmette. Spero che non debba più succedere: che non ci mettano nella condizione di fare musica sotto le bombe. Abbiamo bisogno di pace». Abituata a incantare con il violino, Anca Vasile Caraman sa colpire nel segno anche con le parole inquadrando un momento doloroso e complesso. Rumena di nascita, bresciana d'adozione, vive il conflitto in Ucraina come un incubo che la tocca da vicino, negli affetti familiari: «Ho un fratello doganiere poliziotto di frontiera e un cugino arruolato nell'esercito rumeno: si trovano esattamente al confine con l'Ucraina, vicino a Odessa».

Mentre suo fratello accoglie i profughi al confine, una settimana fa al San Barnaba durante il suo ultimo concerto sono saliti sul palco madre e figlio in fuga da Lutsk, Vittoria e Bratislav. L'Ucraina è anche qui?
Sì. Nella serata organizzata dall'associazione Edea abbiamo accolto due persone provenienti dalla città che ha avuto il maggior numero di ebrei uccisi nella seconda guerra mondiale. Cerchiamo di fare quanto possiamo per la pace. Si può cercarla anche attraverso la musica.

Anche a Brescia. Quanto è forte il legame con questa terra?
Io vivo qui dal 2005. Sono arrivata per motivi di lavoro. Ho collaborato con LeXGiornate, col Festival Pianistico, col Circolo Lirico Dordoni. Ho proseguito lavorando e viaggiando: sono stata impegnata per 3 anni con la Santa Cecilia a Roma, facevo andata e ritorno. Sono stata anche professoressa per 7 anni al Conservatorio di Brescia e Darfo.

In Romania il periodo di formazione è simile o diverso?
Per avere il diploma universitario lì servono 17 anni di studio. È un percorso più lungo e diluito rispetto all'Italia, ma la sostanza della preparazione è simile.

Si è ambientata facilmente qui?
Sì. Ovunque credo si debba mettere in conto un periodo di ambientamento: c'è bisogno di conoscere ed essere conosciuti, fare amicizia, essere accolti. Adesso mi sento circondata da più amici e questo è importante. La lingua non è un problema perché il rumeno e l'italiano hanno la stessa radice neolatina: apparteniamo allo stesso albero linguistico.

Quanto tempo dedica alla musica in una giornata-tipo?
Ci sono stati momenti in cui studiavo tantissimo, anche 12-16 ore al giorno. Dipende dal progetto, adesso il mio modo di studiare si è allargato, sto seguendo il dottorato di ricerca all'Università Nazionale di Musica a Bucarest e c'è una parte di lavoro in cui devo scrivere e documentarmi su cosa sto suonando. Dunque pratica e anche teoria: la ricerca su quello che sto facendo, per capire bene l'opera dal punto di vista storico. È una questione di equilibrio, dosare il tempo che si dedica ad un aspetto anziché all'altro. A volte ne serve tanto su entrambi i versanti.

Un esempio?
Quando mi sono dedicata ai 24 Capricci di Paganini, che ho inciso sia in cd sia in dvd, ho dovuto studiare tantissimo. Dovevo allenare anche i muscoli per mantenere certe velocità, rendere al meglio certe sfumature.

Quando è nato l'amore per la musica?
È la mia passione da sempre e nella mia famiglia non sono la sola. Il cugino di mio papà è un grandissimo compositore, direttore musicale di Eurodisney a Parigi. È stato direttore dell'unica casa discografica a Bucarest. Ha composto per cantanti pop, la sua formazione è più leggera.

Fra classica e pop non ha mai dubbi?
No. Mi piace la classica per la sua rigidità. Meglio, il suo rigore. Copre secoli di repertorio vastissimo. Amo l'intelligenza dei compositori: sto impegnandomi a comporre anch'io. E imparo a dirigere all'Italian Conducting Academy a Milano: sono uditore. Vediamo se riusciamo a prendere anche quella strada. Mi piacerebbe tantissimo.

Insegnamento, esecuzione, composizione, direzione d'orchestra: dovesse scegliere?
Tutto! Un musicista dev'essere completo. I talenti del passato sapevano fare tutto comporre eseguire dirigere.

Un modello da seguire?
Non ho autori preferiti o punti di riferimento. Da interpreti dobbiamo essere delle porte per far entrare le composizioni. Per questo non esprimo preferenze: il mio rispetto per i musicisti è totale, davanti alla grandezza di quello che hanno fatto siamo niente. Io mi adatto alle varie creazioni: sono molto malleabile.

Il prossimo concerto?
In Romania: sono stata invitata a un festival per presentare autori tedeschi, Bach, Telemann e Reger, con masterclass per studenti. Mi attendono poi le Serate Musicali a Milano dove eseguirò i 24 Capricci, con accompagnamento di Schumann: posso ben portarli in pubblico, dopo tanto lavoro. Ci sono poi due progetti di festival in cantiere con l'associazione Edea di cui faccio parte, uno su Antonio Bazzini e l'Aequalis per la musica contemporanea che amo proporre alla comunità: poter avere un contatto con i compositori è una cosa meravigliosa.

L'anno prossimo Brescia sarà capitale della cultura.
Difatti Edea sta programmando il da farsi con la vice sindaco Laura Castelletti. Oltre che interprete e organizzatrice di eventi resto ricercatrice, comunque: sto scrivendo la tesi di dottorato avanti e indietro da Bucarest, collaborando con vari interpreti. Mi aiuteranno loro a scoprire il senso più profondo della mia ricerca.

Ha un sogno?
Sì: comporre. È arrivato il tempo che questa parte di me si manifesti compiutamente. Creare musica, non soltanto eseguirla, è una vocazione che avverto da sempre..

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