«La zia? Finalmente è tornata. Doveva telefonare a Inzaghi...»

di Gian Paolo Laffranchi
Chiara Beschi è «la zia»: personaggio popolarissimo capace di far sorridere nel suo dialetto contagioso
Chiara Beschi è «la zia»: personaggio popolarissimo capace di far sorridere nel suo dialetto contagioso
Chiara Beschi è «la zia»: personaggio popolarissimo capace di far sorridere nel suo dialetto contagioso
Chiara Beschi è «la zia»: personaggio popolarissimo capace di far sorridere nel suo dialetto contagioso

Niente spoiler. Promesso. Però, un'anteprima ghiotta... Quella sì.«La zia torna dando il benvenuto al nuovo allenatore del Brescia Pippo Inzaghi». L'assist dall'attualità, l'annuncio via social network di Chiara Beschi per i suoi fan. Che sono tanti, e non devono friggere nell'attesa: detto fatto, il video è online e già piovono visualizzazioni, condivisioni, like su like. Niente anticipazioni: da vedere e stop.In pochi hanno dimostrato come possa essere felice la parola «virale» nei giusti contesti, di questi tempi. «La zia» lo è fin dal principio: una carica positiva che ha portato i suoi video sui telefonini di mezzo Nord Italia, allargando a macchia d'olio il fenomeno del sorriso in dialetto, delle radici nostrane che sanno di (auto)ironia, della battuta improvvisata che scatena la risata. «È nato tutto per gioco, per caso - spiega Chiara Beschi nella sua bottega TraMe Arte in via Rossetti, zona via Veneto, città piena -. Niente di pensato, ragionato a tavolino».

L'ispirazione in un lampo?

In realtà il personaggio esiste da sempre dentro di me. La signora anziana che parla in dialetto.

Pane al pane e conversazione della porta accanto.

Serviva solo lo spunto. È arrivato durante il lockdown, a fine aprile 2020, con i discorsi del premier Conte. È nata la zia di Conte, scherzando su quei discorsi che ascoltavamo tutti e non è che si capisse proprio tutto... Cioè, io che ho una base di studi faticavo; mi domandavo cosa potesse arrivare a persone più anziane meno ferrate su certi termini. Cosa potevano capire di quelle conferenze lì... Meno di niente! Allora il giorno dopo uno di quei discorsi mi son detta «lo chiamo». Ed è nata la prima telefonata.

Copione o improvvisazione?

Zero copione. Tutti i miei video sono stati improvvisati andando a braccio, senza premeditare nulla. Così quando vien fuori qualcosa che fa ridere funziona davvero. Già prima facevo clip attraverso Instagram, per la mia attività artigianale. Quando è nata la zia c'era solo un filo conduttore, giusto un paio di espressioni da dire fissate nella testa. Poi tanto succede tutto da sé.

Chiara diventa «la zia»?

Avviene uno sdoppiamento di personalità, sì.

Ma la zia come si chiama?

La zia non ha un nome. La zia non sono io. Il gioco è cominciato quando ho fatto finta che la zia chiamasse me: io come una delle fantomatiche nipoti della classica sìa custùna. Ce l'abbiamo tutti una zia così, no?

Difatti già i primi video sono arrivati ovunque.

Con il passaparola, soprattutto via Whatsapp, partendo da Facebook. Mi sono perfino spaventata quando un video in una giornata ha totalizzato 150 mila visualizzazioni.

Inevitabile proseguire.

L'ho fatto perché mi diverte. Quando mi viene l'idea, registro. Da un po' ero ferma, ma l'arrivo di Inzaghi al Brescia non poteva lasciare la zia indifferente.

Quando finisce un video, si riguarda o preferisce aspettare il giudizio altrui?

Lo riguardo subito perché ridivento Chiara. Se mi viene da ridere siamo a buon punto. Se ride anche mia moglie Claudia, che ha il senso dell'umorismo di una pianta grassa... Siamo al top.

Vengono a trovarla anche in bottega, i fan della zia?

Certo!

Così diventano fan anche dei lavori di TraMe Arte.

Ho fatto la mia gavetta per metter su bottega: 5 anni ci sono voluti ad aprire il negozio, non ci si improvvisa artigiani anche se molti ci provano. Il modo giusto: ti impratichisci, ti fai il tuo giro e alla fine, solo alla fine, puoi intraprendere la professione di gestire uno spazio commerciale come questo. Produco manufatti in ceramica, oggetti che nascono dalle mie illustrazioni. T-shirt, completi per bambini, borse, cuscini, coperte, tutto con il mio brand.

Made in Brescia, come lei.

Sono cresciuta al Villaggio Sereno, ho vissuto lì fino ai 23 anni, poi ho spiccato il volo, ciao ciao mamma e papà... Avevo studiato al liceo artistico, il Calini che ora si chiama Leonardo. Poi ho preso la laurea triennale in Cattolica in scienze e tecnologie delle arti e dello spettacolo. Ho scelto storia dell'arte, un piano di studi favoloso. Forse avrei dovuto fare qualcosa di più pratico, invece mi sono ritrovata secchiona all'università. Prima ero bravina, una da 7. All'università... Sbang! Ho trovato quello che mi piaceva.

Artista preferito?

Salvador Dalì.

Tesi?

«Iconografia dell'arcangelo Michele nell'Alto Medioevo». Ti annoi anche solo a leggere il titolo. La reazione comune: «Ah, perché esisteva anche un Michele, non solo Gabriele...». Esisteva, sì.

Cosa voleva fare da grande?

Disegnare. Disegnavo sempre.

Che cosa?

Topolino, soprattutto. Ero bravina. Portata. Da grande avrei voluto fare l'artista, dipingere. Prima della bottega è arrivata la mostra di pittura nel 2010, in città. Ero felicissima. Con una mia compagna dei tempi della scuola, che mi ha aiutata a fare la presentazione, è nato questo nome, TraMe Arte, perché i cerchi concentrici colorati che dipingevo ricordavano trame di tessuto. TraMe, Arte: rispecchia la direzione che ha preso la mia vita. Non mi sono fermata alla pittura, ho sperimentato modellando con la creta. Adesso oltre a produrre e vendere i miei lavori tengo corsi e la mia arte la passo agli altri.

Proposte per la zia dalla televisione?

Sì, ma valuto con cautela di caso in caso. Sono andata volentieri ospite ad ÈliveBrescia, da Paolo Bollani. Ma non lascerei la mia bottega per una trasmissione a Comedy Central: prendo il mondo dello spettacolo con le pinze, non mi faccio abbagliare. Questa bottega sono io. Potessi mi metterei a studiare teatro, per capire se sono in grado di reggere il palco e il confronto con il pubblico. Un video di 3 minuti è un'altra cosa.

Chiara in bottega, la zia sui social. E poi?

E poi leggo. Tanto. Soprattutto libri-pacco: volumi anche tosti ma che mi facciano imparare qualcosa perché sono curiosa, in genere di stampo artistico, che parlano in maniera romanzata di personaggi famosi. I miti greci sono la mia passione. Dopo il canto di Achille mi sto dedicando a Circe.

Cantante preferita?

Madonna, ma la definirei più una performer. Elisa: adoro la sua voce e adoro lei.

Tv?

Poca.

Divano.

Tanto. Da un libro all'altro.

Sport?

Sono tifosa del Brescia. E ora di Inzaghi.

Cosa farà quando potremo toglierci le mascherine e lasciarci il Covid alle spalle?

Abbraccerò tutti pesantemente. E magari nei video faccio tornare anche il mio secondo personaggio, la ceramista con l'accento del sud, un misto di romano e marchigiano, una roba strana. Spocchiosetta, Signoramia... Quando chiama alle 2 di notte, tocca risponderle.

Un po' Sora Cecioni.

Nel nome della grande Franca Valeri, sì.

Suggerimenti