Luisa Pangrazio

di Gian Paolo Laffranchi
«WOWomen Festival per l'uguaglianza Carrà icona femminista e femminile: vogliamo intitolarle una via del Carmine»

L’arte del fare. Comporre, costruire, creare. Stile e scelta di vita per Luisa Pangrazio, alias Lù Pangra. Musicista e organizzatrice, sulle basi di Lala (booking, eventi) ha fondato WOWomen, gruppo di donne unite dal bisogno di diffondere cultura incentrata sull’identità femminile, «per consolidare significati, appiattire le disuguaglianze e cercare reali equilibri». Da qui nel 2018 il WOWomen Festival, organizzato dall'associazione culturale Carminiamo col patrocinio del Comune di Brescia: due edizioni all’attivo, progetti di musica, danza e arti visive che culmineranno sabato 23 settembre in Carmine. Con tanto di tappe pre-evento. «Il 10 e l’11 - racconta Lù -. La Mappatura numero 1 sarà ObViam, un laboratorio fotografico a cura di Carolina Farina che avrà il suo esito durante il Festival. Il 14, il 15 e il 16 la Mappatura 2 con una raccolta di gesti per il progetto di Elisa Cuppini Rent a Movement: donami un gesto, la regista ti riprende e su questo movimento creerà un video e una coreografia, con la partecipazione attiva della cittadinanza. Il 23 è prevista la presentazione di Careseekers-In cerca di Cura, il documentario diretto da Teresa Sala che l’ha ideato con Tiziana Francesca Vaccaro, proiettato nella sala piccola del Nuovo Cinema Eden, in collaborazione con Orlando Festival. E ci sarà il salottino musicale «Rumore».

Come si strutturerà questo salottino?
Sarà ospitato dal Lumi Bar e dedicato a Raffaella Carrà. Dovrebbe esserci anche Anna Frattini, assessore alle Pari Opportunità. Il nostro progetto è intitolare una strada del Carmine alla Carrà. Nel salottino si parlerà di Raffaella, ci saranno canzoni sue. È una figura simbolo: un’eroina che ha liberato la cultura femminile in anni lontani. Conduttrice, star, femminile e femminista, ha sempre difeso le anime più deboli creando uguaglianza, integrazione. E il Carmine è integrazione. Ci piaceva anche l’idea di collegare il suo «Rumore» a questo quartiere.

Sempre alle prese con la questione-movida, fra proposte d’intrattenimento ed esigenze dei residenti
. Noi siamo parte di Carminiamo e vogliamo far vivere il quartiere anche di giorno con la cultura. L’offerta ricreativa e formativa interesserà location come la Sala Civica di vicolo Borgondio, il già citato Nuovo Eden e il Festival si concluderà a Palazzo Gaifami, sede storica della Croce Bianca, con l’esito di Rent a Movement: sarà il racconto collettivo di un luogo sotto forma di danza.

Come si riparte dopo la pandemia?
È stata l’occasione di fare rete, allacciando rapporti con altre realtà. La prima edizione era andata bene: 100 artiste, musiciste e pittrici, illustratrici e cantanti, ballerine di burlesque, il talk con una produttrice musicale quale Marta Salogni. Tutto bello, a parte la pioggia. Anche nel 2019 fu buona la risposta di pubblico, ma non ero presente perché 2 giorni prima era mancato mio padre. Un’edizione nera: l’ho organizzata, ma non l’ho vissuta.

L’amore per la musica è nato in famiglia?
Da piccola in casa mia, a Brescia, c’era il pianoforte, ma io fui folgorata dalla chitarra: all’oratorio di Mompiano c’era un gruppo, mi piaceva vedere donne che suonavano. Chiesi in regalo una chitarra classica.

«Canzone del sole» e via?
Sì, ma io volevo fare la «ballante»: ballerina cantante. Feci un provino per lo Zecchino d’Oro, avevo la febbre alta e non mi presero. Poi mi sono dedicata nello studio della chitarra classica al conservatorio Marenzio. Nel contempo mi sono laureata in lingue e letterature straniere e sono diventata docente di lingua spagnola. Mai smesso di suonare anche se a un certo punto, provata da una fastidiosa tendinite e delusa dalla mancanza di motivazioni che m’infondeva il mio insegnante, ho mollato la classica e mi sono data al blues.

Risultato?
Mi piaceva da morire. Slegato dagli spartiti ho scoperto il gusto dell’improvvisazione, resettando tutto col maestro Paolo Ganz. Ora so leggere la musica, ma anche improvvisare. Sono entrata nei 740 blues a 19 anni. Prendevo parte a una trasmissione su Radio Brescia Popolare, «Onda wave», nei ’90, quando sono nati gli Habanera. Quindi ho suonato con Mulu, duo di ricerca fra elettronica e pop con Marialuisa Balzi e la produzione artistica di Xabier Iriondo: abbiamo un disco da finire; con i Black eyed Susan, post rock assieme a Gigi Ancellotti e Giovanni Battagliola; col Trio Maravilla, Le Ragazze da Copertina, un gruppo matto in cui io, Moira Dellafiore e Oriella Minutola ci divertiamo come pazze riarrangiando cover. Fino agli Ovlov, il grande amore: la band in cui ho trovato la quadra.  

L'ultimo lavoro è stato prodotto da Andy Rourke, il bassista degli Smiths scomparso da poco. Cosa le ha lasciato?
Un ricordo meraviglioso. Andy era un amico, un grandissimo musicista. Una persona speciale, incredibilmente creativa, capace di entrare in punta di piedi nella tua musica. In studio ci ha capito, ci ha insegnato ad ascoltarci e a lavorare in un'ottica concreta. Bellissime dritte.

Il suo modello d'artista?
PJ Harvey. Un'icona da sempre. Io sono molto timida, non ho mai fatto domande ad Asso Stefana che suona con lei. Come regalo di compleanno amici hanno cercato di farmela conoscere, regalandomi un biglietto per l'Alcatraz, ma non c'è stato modo di incontrarla

Delle nuove leve chi apprezza?
Le Viadellironia hanno potenzialità, sono bravissime; possono osare di più. I Listrea sono molto anni '90: Fugazi, Karate, Shellac... Suoni che stanno tornando con Viagra Boys e Idles.

Musicista e anche attrice al «Treatro» di Gardone Val Trompia, nel 2000 ha debuttato al Teatro Verdi di Milano con «Terre di Confine», vincitore di Scena Prima con la regìa di Fabrizio Foccoli. Adesso cos'ha in serbo?
Voglio realizzare con il mio compagno Biro, illustratore e disegnatore molto bravo, con un'altra illustratrice ed un'altra musicista una performance che includa musica e arte. Quanto agli Ovlov, è vero che dopo il disco «Funeral party» abbiamo annunciato che ci scioglieremo, ma vorrei riuscire a portare in giro la band. Porterò avanti il progetto elettronico solista per spettacoli teatrali, Virginia Loop. Continuerò a suonare, con l'entusiasmo di sempre.

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