Zaino in spalla

Con le ciaspole sul Pizzo di Levico: una vetta da cui si domina l’orizzonte

di Silvino Gonzato
faucame@gmail.com

La scorsa settimana abbiamo iniziato la salita, ciaspole ai piedi, del Pizzo di Levico, chiamato anche Cima Mezzena. Una vetta da cui si domina l'intero orizzonte. Oggi continuiamo la descrizione che avevamo abbandonato nel momento in cui, guadagnando quota nel bosco, in direzione nord-nord-ovest avevamo raggiunto spazi più aperti e con meno vegetazione.

Sempre in direzione nord-nord-ovest continuiamo a risalire il pendio avvicinandoci gradatamente alla cresta sud-est della nostra montagna. Raggiunta la cresta, quasi magicamente, appare improvvisa allo sguardo la sottostante Valsugana il cui orizzonte è chiuso a settentrione dalla lunga e tormentata catena dei Lagorai mentre, verso occidente, si riconoscono le eleganti forme delle lontane Dolomiti di Brenta. Sotto di noi i laghi di Levico e Caldonazzo completano l'affascinante quadro.

Lungo la cresta

Evitando di stare troppo sul filo del crinale, si segue verso destra la cresta dove, anche qui, macchie di mughi possono rendere un poco difficoltoso il procedere; specialmente in caso di poca neve. Lungo la cresta occorre poi prestare anche attenzione ai solchi coperti di neve di numerose vecchie trincee della Grande Guerra.

Raggiunta e superata la quota 1.810 detta «Il Pizzotto» si continua la salita cercando di mantenersi poco al di sotto della cresta sino ad incontrare una più marcata traccia (quasi sempre presente) che sale da destra (la seguiremo al ritorno) e che zigzagando arriva in vetta. Se non ci fosse questa più marcata traccia si può salire decisamente verso Nordovest e raggiungere la vicina e visibile croce sommitale ed il forte.

Il forte

Era davvero in una invidiabile posizione strategica questo rudere di guerra, l'ex-Forte austriaco Spiz Verle che, come si vede, domina a Sud l'Altopiano di Asiago e a Nord l'intera Valsugana. Dalla vetta ora torniamo per il percorso meno impegnativo. Si scende per un tratto per il medesimo itinerario di salita per poi abbandonare le nostre tracce e seguire invece quella più marcata e più frequentata che scende nel bosco con lunghi e pochissimo ripidi tornanti.

Nel raro caso che manchi la traccia si può seguire l'andamento zigzagante di un solco senza alberi che si fa strada nella bella pineta chiamata Bosco di Varagno. Si scende verso il visibile e vasto altopiano che sta ad Est del Passo di Vezzena; arrivati a circa 1500 metri di quota si piega poi decisamente a destra (Ovest) e si raggiunge in falsopiano la selletta di quota 1468 da dove, lungo il medesimo percorso di salita, si torna in breve al Passo Vezzena da dove eravamo partiti

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