il 25 settembre alle urne

Camera e Senato fotocopia: i bresciani votanti sono 936mila

di William Geroldi
Per Palazzo Madama è la prima volta alle urne dei giovani under 25 I collegi sono più grandi per compensare il taglio dei parlamentari.
Per il Senato debutto  elettorale degli under 25
Per il Senato debutto elettorale degli under 25
Per il Senato debutto  elettorale degli under 25
Per il Senato debutto elettorale degli under 25

Archiviata una campagna elettorale uscita dalle stanze della politica in maniera tanto frettolosa quanto inattesa, tra agosto e settembre, con gli italiani colti nel bel mezzo delle vacanze estive, la parola passa adesso agli elettori: saranno 936.324 (ultimo blocco liste al 15° giorno antecedente il voto), di cui 460.313 uomini e 476.011 donne, raccolti in 1171 sezioni elettorali, i bresciani chiamati, domenica 25 settembre, a depositare nell’urna la scheda elettorale con la quale sceglieranno i rappresentanti di Camera e Senato.

Le novità: voto per il Senato agli under 25 e taglio dei parlamentari

Elettori per la prima volta in numero uguale per i due rami del Parlamento in virtù della recente riforma costituzionale che ha abbassato l’età del voto per il Senato ai giovani con meno di 25 anni.

È pure una prima volta nella storia repubblicana la consultazione autunnale, tabù infranto che d’ora in avanti varrà per le successive consultazioni elettorali. Crisi permettendo, alla luce di una consolidata tradizione italiana in fatto di elezioni anticipate.

Ed è un’altra novità assoluta, la più importante a dire il vero, quella del taglio dei parlamentari, drasticamente ridotti a 400 alla Camera e 200 al Senato. Una cura dimagrante divenuta crisi esistenziale per i partiti al momento di decidere la composizione delle liste. In non pochi casi sono volati gli stracci, le esclusioni ed il posizionamento in collegi giudicati pericolosi ha provocato sdegnate rinunce, salvo poi virare verso più miti consigli perchè ad occupare il posto libero s’era già fatto avanti qualcun altro.

Il Rosatellum, la legge elettorale

Applicato la prima volta nel 2018, il Rosatellum non ha subito il benchè minimo ritocco nonostante tutti i partiti in un modo o nell’altro avessero sostenuto la necessità di cambiare la legge elettorale. Non è successo: l’unica variazione ha riguardato i confini dei collegi elettorali di Camera e Senato giocoforza divenuti più grandi per eleggere i rappresentati di Montecitorio e Palazzo Madama.

Tutto il resto resta immutato, a cominciare dal mix di maggioritario e proporzionale che caratterizza la legge: un terzo circa di parlamentari candidati nei collegi uninominali, le sfide dirette, dove basterà un voto in più dell’avversario per vincere, mentre i restanti due terzi scaturiranno da un complicato meccanismo proporzionale articolato in liste di candidati eletti sulla base del risultato conseguito dal partito che li ha indicati.

Niente preferenze insomma, sarà il successo della lista a decidere chi e quanti potranno prendere posto nelle due Camere. Un meccanismo che non favorisce, è evidente, l’impegno diretto dei candidati, o meglio lo sforzo prodotto dai candidati nel proporzionale non è decisivo per l’elezione.

Un meccanismo che da qualche parte, alla luce anche del calo degli eletti, ha evocato un ritorno all’antico con la reintroduzione delle preferenze.

 

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