L’INCHIESTA

Brescia, "furbetti" dei ristori: gonfiavano i fatturati per ottenere più soldi

di Paolo Cittadini
Ammonta a 150 mila euro l’importo che sarebbe stato incassato oltre il dovuto da commercianti, piccoli imprenditori, professionisti e gestori di società dilettantistiche
La Procura di Brescia ha chiuso le indagini sulla vicenda legata alle somme percepite indebitamente
La Procura di Brescia ha chiuso le indagini sulla vicenda legata alle somme percepite indebitamente
La Procura di Brescia ha chiuso le indagini sulla vicenda legata alle somme percepite indebitamente
La Procura di Brescia ha chiuso le indagini sulla vicenda legata alle somme percepite indebitamente

Per la procura di Brescia, che nelle scorse ore ha notificato loro l'avviso di conclusione indagini, avrebbero «gonfiato» il fatturato relativo al 2019 per far credere di avere subito l'anno successivo un drastico calo nei ricavi e ottenere così le risorse messe a disposizione dalle banche, e garantite dallo Stato, per coprire le perdite negli affari prodotte dalla pandemia. Sono 17 le persone finite nel registro degli indagati e che ora avranno 20 giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dal magistrato titolare del fascicolo, o produrre una memoria difensiva. Secondo quanto ricostruito dalla procura i 17 indagati avrebbero complessivamente percepito indebitamente oltre 150 mila euro: c'è chi avrebbe portato a casa poche migliaia di euro e chi invece sarebbe arrivato a intercettare senza averne titolo oltre 20 mila euro.

Il meccanismo, questa la ricostruzione fatta dagli inquirenti, era semplice. I richiedenti avrebbero dichiarato di avere conseguito ricavi di impresa più alti rispetto a quelli realmente ottenuti e allegando una falsa dichiarazione dei redditi rispetto a quella originale presentata all'Agenzia delle Entrate avrebbero ottenuto risorse in più rispetto al dovuto. Con una normale autocertificazione, questa l'idea degli investigatori, avrebbero ricevuto fino a 20 mila euro in più di quelli che gli sarebbero spettati. C'è chi, ad esempio, avrebbe dichiarato di avere ottenuto nel 2019 ricavi per quasi 59 mila euro a fronte dei 19 mila effettivamente registrati ottenendo un finanziamento garantito dallo Stato di 13.400 euro rispetto ai 4.697 che gli sarebbero spettati.

Tra gli indagati ci sono commercianti, piccoli imprenditori, professionisti, gestori di società dilettantistiche. L'accusa nei loro confronti è quella di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. La scorsa primavera la procura aveva chiesto il sequestro del denaro che otto di loro (i primi a finire nel registro degli indagati) avrebbero ottenuto senza averne titolo. Il gip aveva rigettato la richiesta sostenendo che non essendo scaduti i termini per la restituzione del prestito alla banca, lo Stato non si troverebbe nella condizione di dovere coprire «l'indebita percezione». Il Riesame aveva poi respinto il ricorso della procura. Diversamente, nelle scorse settimane, ha fatto la Cassazione che ha accolto il nuovo ricorso della procura di Brescia che ha quindi chiuso le indagini nei confronti dei 17 soggetti..

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