L'INCIVILTA'

Carta, vetri e plastica ovunque. Nel week-end il Castello diventa un bivacco

di Sara Centenari
Sabato vigilia di San Valentino molti ragazzi hanno acquistato alcolici, bibite e cibo da consumare oltre le 18: pochi quelli che hanno smaltito i rifiutiMuretti come tavolini: ma le bottiglie da asporto restano lì FOTOLIVE
Sabato vigilia di San Valentino molti ragazzi hanno acquistato alcolici, bibite e cibo da consumare oltre le 18: pochi quelli che hanno smaltito i rifiutiMuretti come tavolini: ma le bottiglie da asporto restano lì FOTOLIVE
Sabato vigilia di San Valentino molti ragazzi hanno acquistato alcolici, bibite e cibo da consumare oltre le 18: pochi quelli che hanno smaltito i rifiutiMuretti come tavolini: ma le bottiglie da asporto restano lì FOTOLIVE
Sabato vigilia di San Valentino molti ragazzi hanno acquistato alcolici, bibite e cibo da consumare oltre le 18: pochi quelli che hanno smaltito i rifiutiMuretti come tavolini: ma le bottiglie da asporto restano lì FOTOLIVE

•• Greta Thunberg non «abita» più qui. Sembra questo il messaggio sottinteso alla parata di rifiuti di vetro, plastica, cartone che hanno ammantato i muretti e le radici degli alberi in castello, a Brescia, tra il pomeriggio e la sera di sabato 13 febbraio. Poche scatole di cioccolatini a forma di cuore la vigilia di San Valentino ma innumerevoli bottiglie di birra, vini-vinacci per lo più di bassa qualità, superalcolici e qualche rara bibita analcolica. «Chi rompe paga e i cocci sono suoi» non vale più, a giudicare dal numero di vetri rotti tra fili d’erba e foglie. Non si può certo criticare l’impegno degli addetti alla cura del castello, che ogni passeggiatore o runner affezionato al Cidneo incontra durante il loro certosino lavoro di raccolta dei rifiuti in settimana. Fino alle prime ore del 13 lo spettacolo non era paragonabile a quello del 14, di prima mattina. E sono lontani i tempi in cui i sentieri erano un archivio di siringhe. Dal pomeriggio di sabato però centinaia di ragazzi hanno cominciato a spostarsi sul colle, dalle scale che salgono da piazzetta Tito Speri o dalla strada asfaltata di via del Castello, alcuni a piedi, altri in motorino o in auto. I bar chiudono alle 18: la norma è imposta dalla necessità di evitare assembramenti e situazioni di rischio contagio legate alla convivialità prolungata nei luoghi pubblici. E anche dalla volontà di limitare episodi di ubriachezza e stazionamento a «distanze saltate», potremmo dire. Ciò che è deciso a tutela della collettività è tuttavia percepito come impiccio da aggirare da alcuni giovani, da tanti minorenni (anche se non mancano eccezioni nel mondo adulto, fatto dei 40-50-60enni multati nelle stesse ore, da piazza Loggia alla Bassa bresciana alla Valcamonica). Alcolici e pizze da asporto vengono dunque acquistati entro l’ora consentita e consumati a volte subito dopo, a volte nelle ore serali per lo più entro il coprifuoco. Ma a indignare non è tanto l’innegabile voglia di stare con gli amici di una generazione che affronta una prova grandissima e qualche volta inciampa nell’equilibrio tra rispetto delle regole e spensieratezza. Le immagini spaventano perché sembrano dirci che siamo stati troppo ottimisti. Se dal finestrino di un’auto salta fuori un pacchetto di sigarette vuoto, al volante c’è sempre un uomo adulto che sembra uscito da un film anni ’50. I ragazzi nati dopo il Duemila invece abbassano il riscaldamento ai genitori, riciclano carta a scuola, progettano piccoli manufatti a energia solare da portare ad esempio del «green new deal» che tutti vogliono: le foto della sciatteria che ferisce la natura non si possono quindi giustificare tirando in ballo il tema della repressa voglia di socialità.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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