LA POLEMICA

Sgarbi: «Che c’entra misogino! Logo brutto, non lo dico solo io»

Il critico-sottosegretario torna sulla sinergia tra i due territori
Il critico-sottosegretario torna sulla sinergia tra i due territori, sulle mostre definite "bellissime" e sul logo di Brescia e Bergamo 2023
Il critico-sottosegretario torna sulla sinergia tra i due territori, sulle mostre definite "bellissime" e sul logo di Brescia e Bergamo 2023
Sgarbi: «Incomprensibile accusa di misoginia: critico un logo, non insulto una persona»

«Misogino!! Ma che c’entra con il logo della capitale italiana della cultura». «Sgarbi misogino» è il titolo di Bresciaoggi di ieri. A chiamare così il sottosegretario è stata Donatella Albini, consigliera comunale di Sinistra Brescia, ma anche altre figure dell’amministrazione Del Bono si sono scagliate contro il critico d’arte, arroccandosi a difesa del logo 2023 definito «di insolente bruttezza». Vittorio Sgarbi rivendica il diritto di critica: «Non vedo neppure cosa c’entri il garbo istituzionale sollevato da questa Monica Rovetta (consigliera comunale Pd, ndr): ho detto che è brutto e lo ribadisco, che problema c’è? Potrà un sottosegretario esprimere un giudizio di sostanza e di qualità!». E ancora: «Suggerisco a Bresciaoggi di fare un sondaggio  (abbiamo colto lo spunto e oggi e domani sul nostro sito è possibile votare, ndr), vedrà che la maggioranza la pensa come me». Quell’accusa di misoginia la trova incomprensibile: «Mi chiedo se conoscano il significato della parola? Io ho sempre avuto uno straordinario rapporto con le donne». Vota il sondaggio sull'argomento

Il critico d'arte: «Posso dire che non mi piace»?

Alla redazione di Bresciaoggi il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha mandato anche il video che è possibile vedere qui in apertura. Il critico d'arte risponde in questo filmato alle critiche ricevute dalle due esponenti politiche bresciane. «A Brescia si faranno mostre tutte bellissime: io ho studiato con i responsabili dei musei i progetti e sono di grandissimo livello, Cecco del Caravaggio, Ceruti, il Rinascimento. Ed ecco che si dice: «Sgarbi è un misogino, è stato detto. Sono più misantropo, semmai. Il misantropo ha difficoltà ad aver rapporti con gli uomini, ha un certo disturbo nei confronti dell'umanità. Misogino può stare con tutto il mondo, si trova meglio con gli uomini: odia e considera fastidiose le donne. Io amo le donne e vengo insultato da due esponenti politiche. Donatella Albini, che pure mi riconosce di essere grande cultore d'arte, e Monica Rovetta. Non avrei garbo istituzionale. Io non ho mai insultato le istituzioni: sindaco e vicesindaco li considero molto intelligenti, anche i direttori dei musei. Io ce l'ho solo con un logo, che non è una persona o un'istituzione ma un simbolo realizzato da un creativo. Posso dire che non mi piace»?

Libertà di opinione, rispetto delle proporzioni e della grammatica

Il sottosegretario racconta poi di aver incontrato Cristina  Mazzantini, l'architetto del Quirinale, «che è una donna e ha grande senso dei rapporti con le istituzioni. Non piace neppure a lei. Mi chiedo perché un numero è grande e uno piccolo? Alfabeto e numeri si confondono. Difendo la libertà di opinione. Ho fatto il logo del Mart che dirigo: l'ha realizzato un grande architetto Pier Luigi Cerri. Allora voglio chiedermi cos'è costato quel logo, chi c'era in gara: non voglio aggredire le persone che l'hanno fatto, i creativi che magari sono delle brave persone ma perché cambiare le proporzioni dei numeri? Molti bresciani e bergamaschi che non saranno né misantropi né misogini pensano senz'altro la stessa cosa. Non si rispetta più la sintassi e la grammatica? Verrò a Brescia e Bergamo dove sono candidato e dove verranno fatte tante bellissime iniziative che lodo e verrò a vedere».

Uno straordinario rapporto, dice, quello con Brescia: «Ho appena dato alla Pinacoteca Tosio Martinengo un’opera del Ceruti di mia proprietà, ho grande intesa con il direttore di Fondazione Brescia Musei, Stefano Karajov, e anche il programma degli eventi, a cominciare dalla mostre, del 2023 mi pare di ottimo livello. Non ho nulla da dire, tranne che sul logo. E anche su quell’assurdità che è il termine capitale declinato al singolare, quando le città sono due. Prenda le gallerie Corsini-Barberini, scrivono gallerie non galleria». Ma questo è un altro discorso... O forse no: «Fino ad un certo punto, infatti. Al pari del logo rappresenta comunque un pasticcio. Il logo che storpia l’alfabeto, con quelle lettere, quei numeri romani ridotti a specie di geroglifici. Non c’è equilibrio, eleganza, pulizia, un numero grande, una lettera piccola, e l’effetto è disarmonico e devo dire anche un po’ comico. Invece dovrebbe essere una cosa seria. Rispettiamo l’alfabeto e rispettiamo le proporzioni».

E il logo di Pistoia? «È ripugnante. Il più brutto mai fatto»

Ad onor del vero, che il sottosegretario Sgarbi non ce l’abbia con Brescia in particolare, lo dimostra il fatto che non è il primo logo che mette sotto tiro, ce lo ricorda lui stesso, che con Pistoia, capitale italiana della cultura nel 2017 c’era andato ancora più pesante: «È ripugnante - aveva osservato - È il più brutto mai fatto». Chissà forse adesso che ha visto quello di Brescia e Bergamo si è ricreduto, o forse no. Intanto vorrebbe soddisfatta una curiosità: «Mi piacerebbe sapere quanto hanno speso Bergamo e Brescia per un disegno così orrendo», dice. La risposta ce l’ha già: «Comunque troppo». •.

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