Breno, l’Avis intercomunale vanta un primato di generosità

I relatori all’assemblea della sezione intercomunale dell’Avis
I relatori all’assemblea della sezione intercomunale dell’Avis
I relatori all’assemblea della sezione intercomunale dell’Avis
I relatori all’assemblea della sezione intercomunale dell’Avis

Anche lo scorso anno, la sezione intercomunale di Breno dell’Avis ha confermato la propria leadership in Valcamonica. Lo si è capito in occasione dell’assemblea annuale ospitata dal Palazzo della Cultura e che ha celebrato anche il sessantesimo di fondazione. La relazione del presidente Giuseppe Gasparini ha disegnato un 2022 positivo: «Le donazioni sono state 2035 (contro le 2017 nel 2021), quindi 18 sacche in più raccolte, mentre l’indice di donazione si è assestato al 2,25%. Anche i numeri dei soci sono cresciuti, 953 lo scorso anno contro i 936 nel 2021, anche se l’ingresso di 70 nuovi volontari del sangue è stato frenato perché alcuni si sono persi per strada, altri a causa di motivi medici, altri ancora non offrivano più da due anni e non sono mancati i ritiri e i trasferimenti». Poi, Tonino Zeminian, direttore sanitario della sezione, ha effettuato ben 145 visite d’idoneità «e nei primi mesi del 2023 abbiamo fatto registrare la presenza di 20 nuovi avisini effettivi». L’associazione è tornata anche nelle scuole a promuovere la cultura dell’offerta, col sostegno della direzione provinciale e grazie all’impegno di un volontario del calibro di Mario Pedersoli, vice della sezione, e ricorda che «abbiamo bisogno dei giovani e li incoraggiamo a farsi avanti perché molti di loro non pensano di possedere nel proprio corpo un farmaco che può contribuire gratuitamente a salvare una vita». Continuando con i bilanci, l’intercomunale ha registrato negli ultimi anni un calo dell’«assenteismo»: è diminuito il numero di coloro che pur prenotati non si presentano alla donazione, e una parte del merito va al Centro trasfusionale di Esine, che da tre anni a questa parte convoca gli avisini due giorni prima per la compilazione di un questionario sullo stato di salute e per fissare il successivo appuntamento. Dalle luci alle ombre, in questo caso non provocate dai generosi del sangue. Parliamo della scelta obbligata di «chiudere fiscalmente i nostri gruppi, dopo tantissimi anni dalla fondazione. Vogliamo mantenere sul territorio dei rappresentanti per ogni nucleo, e abbiamo dovuto procedere non per nostra volontà - sottolinea il presidente -. Lo hanno stabilito le sedi provinciale, regionale e nazionale, perché con la riforma del Terzo settore i gruppi non erano in regola con le normative».•. L.Ran.

Suggerimenti