il delitto di temù

Omicidio Ziliani, confessioni del trio giunte sotto il peso di prove e indizi

di Mario Pari
Nel procedimento a carico di Mirto Milani, Silvia e Paola Zani, si sarebbero rivelati determinanti gli atti di chiusura indagini per la scelta di ammettere le proprie responsabilità: ormai risultavano incastrati, ora forse sperano di alleggerire la loro posizione
Nella foto più grande, Laura Ziliani, la vittima; nelle altre gli assassini rei confessi: Mirto Milani e le figlie della donna, Silvia e Paola
Nella foto più grande, Laura Ziliani, la vittima; nelle altre gli assassini rei confessi: Mirto Milani e le figlie della donna, Silvia e Paola
Nella foto più grande, Laura Ziliani, la vittima; nelle altre gli assassini rei confessi: Mirto Milani e le figlie della donna, Silvia e Paola
Nella foto più grande, Laura Ziliani, la vittima; nelle altre gli assassini rei confessi: Mirto Milani e le figlie della donna, Silvia e Paola

Conoscevano quanto contenuto nell’ordinanza eseguita nei loro confronti. Ma evidentemente non erano presenti tutti gli elementi a loro carico. Anche perché, quando il 24 settembre scorso Mirto Milani, Silvia e Paola Zani sono stati arrestati con l’accusa d’aver ucciso Laura Ziliani, madre delle due ragazze, le indagini erano tutto fuorché concluse.

La conclusione e quindi la possibilità di conoscere gli elementi raccolti dagli investigatori è arrivata con la chiusura delle indagini, nelle scorse settimane. Tutto, con ogni probabilità si è abbattuto sui tre indagati in modo tale da indurli ad ammettere le loro responsabilità. Comportandosi quindi in modo diverso rispetto a quando erano stati sottoposti all’interrogatorio di garanzia.

In quell’occasione si erano avvalsi della facoltà di non rispondere al gip Alessandra Sabatucci, lo stesso che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Nei giorni scorsi i tre giovani si sono avvalsi di un loro diritto, quello di chiedere di essere interrogati entro venti giorni dalla conclusione delle indagini. Venti giorni che devono essere trascorsi scoprendo quanto emerso nei loro confronti.

In questi mesi procura e carabinieri hanno raccolto quindi una mole di elementi che si è rivelata determinante ben prima d’arrivare al processo. A tutto ciò va aggiunto che si tratta di ammissioni di responsabilità, da parte dei tre, che avallano la ricostruzione accusatoria, ad ulteriore conferma che la strada imboccata un anno fa era quella giusta.

Quanto la confessione potrà apportare alla linea difensiva, è ancora difficile da stabilire. Certamente non si tratta di confessioni arrivate poco dopo il fatto. Ma ci sono state e bisogna attendere per capire quanto “peseranno“ in una situazione che rimane, ovviamente, pesantissima per i tre giovani.

La ricostruzione che ha trovato conferma nelle confessioni sfocia in un omicidio premeditato, addirittura con un tentativo precedente, con Mirto Milani che si sarebbe tirato indietro prima di compiere il delitto. Il sette maggio è andata diversamente e Laura Ziliani non ha avuto scampo. Ora quindi le confessioni che vanno nella direzione di quanto emerso dalle indagini, sin dalle prime fasi, in tutto o quasi. Quello che sembra essere differente, almeno nelle ammissioni di responsabilità delle due ragazze è il movente.

Nella confessione avrebbero parlato di «rapporti famigliari tesissimi», con la madre. Non quindi un movente economico, quello che invece viene contestato dagli inquirenti e a cui si fa riferimento anche nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Tutto il resto però coincide tra quanto scoperto, ricorrendo nelle indagini anche a strumenti come il contapassi. Elementi che si sono accumulati giorno dopo giorno, portando prima all’iscrizione nel registro degli indagati, poi all’arresto. Ora, le confessioni.

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