È morta in ospedale la donna marocchina bruciata dal marito

di Paolo Cittadini
Il condominio di via Tiboni a Urago Mella dove abita la coppia al centro del tragico evento - Abderrahim Senbel (54 anni) - Mina Safine (45 anni)
Il condominio di via Tiboni a Urago Mella dove abita la coppia al centro del tragico evento - Abderrahim Senbel (54 anni) - Mina Safine (45 anni)
Il condominio di via Tiboni a Urago Mella dove abita la coppia al centro del tragico evento - Abderrahim Senbel (54 anni) - Mina Safine (45 anni)
Il condominio di via Tiboni a Urago Mella dove abita la coppia al centro del tragico evento - Abderrahim Senbel (54 anni) - Mina Safine (45 anni)

È morta in un letto dell'ospedale di Genova, dove era ricoverata da quasi una settimana nel reparto grandi ustionati, Mina Safine la donna marocchina di 45 anni avvolta dalle fiamme domenica scorsa al termine di una lite con il marito, Abderrahim Senbel un connazionale di 54 anni, arrestato poi con l'accusa di tentato omicidio. SI APPESANTISCE a questo punto la posizione dell'uomo, ancora ricoverato in ospedale per le ustioni (non così gravi come sembrava quando è stato pure lui soccorso) riportate alle mani. L'accusa, con la morte della moglie, si è infatti trasformata in quella di omicidio. Per gli inquirenti, Senbel nel corso della lite scoppiata all'interno dell'appartamento al settimo piano di un condominio di via Tiboni, a Urago Mella, avrebbe gettato del liquido infiammabile - trovato in casa dai carabinieri - sulla moglie, per poi darle fuoco. A quel punto, prima la donna e poi il marito si sarebbero affacciati alla finestra per chiedere aiuto. Il frastuono e le urla provenienti dalla casa avrebbero attirato l'attenzione di un passante, in quel momento a passeggio con il cane, che ha fatto scattare l'intervento dei vigili del fuoco di Brescia raggiunti poi dalle ambulanze e dai carabinieri della stazione di Sant'Eustacchio e della Scientifica. Per Senbel erano quindi scattate le manette, nonostante gli investigatori non avessero scartato immediatamente l'ipotesi del gesto volontario con l'uomo che sarebbe intervenuto con una coperta per spegnere le fiamme che avevano avvolto il corpo della moglie straziandolo. LA DONNA era stata portata in ospedale in gravi condizioni e quindi, viste le profonde lesioni provocate dal rogo, trasferita a Genova dove ieri, dopo una lotta durata una settimana, si è arresa. Fino a domenica la coppia, senza figli e in Italia da diverso tempo, in quartiere non aveva mai creato alcun problema. «Erano discreti – raccontano gli altri condomini –. Domenica sera li abbiamo sentiti litigare poi sono arrivate le urla prima di lei e poi del marito. All'arrivo dei vigili del fuoco e poi dei carabinieri abbiamo capito quello che era accaduto al settimo piano. Davanti al giudice per le indagini preliminari, Senbel aveva scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il giudice per le indagini preliminari al termine dell'interrogatorio di convalida aveva confermato il provvedimento e disposto per il 54enne la misura della custodia cautelare in carcere una volta dimesso dall'ospedale. «La sua ricostruzione è diversa – sottolinea il suo legale, l'avvocato Luigi Daniele Fariello, che dopo l'interrogatorio davanti al gip ha avuto l'occasione di incontrare Abderrahim Senbel in ospedale –. Non parla bene l'italiano quindi vedremo più avanti di incontrare gli inquirenti e fornire la nostra versione». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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