L'ATTENTATO

I no-vax dal carcere: «Non siamo terroristi»

di Paolo Cittadini paolo.cittadini@bresciaoggi.it
I due uomini accusati dell'attentato incendiario al centro di via Morelli negano di avere voluto sabotare la campagna vaccinale bresciana. Oggi compariranno davanti al gip che li sentirà nell'interrogatorio di garanzia
Lo squarcio  in una delle tende provocato dalle due bottiglie incendiarieI carabinieri in via Morelli sul luogo dell’esplosione: era la vigilia di Pasqua, sabato 3 aprile
Lo squarcio in una delle tende provocato dalle due bottiglie incendiarieI carabinieri in via Morelli sul luogo dell’esplosione: era la vigilia di Pasqua, sabato 3 aprile
Lo squarcio  in una delle tende provocato dalle due bottiglie incendiarieI carabinieri in via Morelli sul luogo dell’esplosione: era la vigilia di Pasqua, sabato 3 aprile
Lo squarcio in una delle tende provocato dalle due bottiglie incendiarieI carabinieri in via Morelli sul luogo dell’esplosione: era la vigilia di Pasqua, sabato 3 aprile

Dovrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere Paolo Pluda e Nicola Zanardelli i due no vax arrestati sabato dai carabinieri perché ritenuti i responsabili dell'attentato incendiario contro il centro vaccinale di via Morelli, in città, dove due molotov all’alba dello scorso 3 aprile hanno danneggiato, per fortuna non in maniera grave, una delle grandi tende che ospita le vaccinazioni. Un gesto sconsiderato che avrebbe potuto provocare danni ingenti se le tende sotto cui vengono somministrate le dosi non fossero state ignifughe. Entrambi i cinquantenni si trovano in carcere dal primo maggio e lì questa mattina incontreranno (in presenza o in remoto) il gip per l’interrogatorio di garanzia. E come detto dovrebbero prendere la decisione di non rispondere alle domande del magistrato. Pesanti le accuse mosse dalla procura di Brescia nei loro confronti: atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi e porto e detenzione di armi da guerra i reati contestati ai due uomini, uno residente in città e l’altro di casa a Monticelli Brusati. Dalle celle che li stanno ospitando ormai da alcuni giorni la coppia di no vax respinge però l’accusa di terrorismo. «Non siamo terroristi ma contrari all’obbligo vaccinale e non volevamo fermare il ciclo dei vaccini o mettere in difficoltà gli anziani. Il nostro era un gesto dimostrativo». Non la pensano così però gli inquirenti secondo cui i due con il loro gesto avrebbero voluto sabotare la campagna vaccinale. A incastrarli ci sono le immagini di videosorveglianza del distributore di benzina di via Crotte dove hanno preparato le due molotov che poi hanno lanciato contro le tensostrutture che sorgono nell’area solitamente adibita per ospitare gli spettacoli viaggianti, ma che l’emergenza Covid 19 ha trasformato in centro tamponi e vaccini. Ai loro legali, gli avvocati Daniele e Maria Francesca Tropea, avrebbero inoltre spiegato di aver agito nella consapevolezza che il materiale della tensostruttura dell'hub fosse ignifugo. Parole che con ogni probabilità ripeteranno agli inquirenti se, e quando, decideranno di farsi ascoltare. «Faremo comunque ricorso al Riesame - anticipano i loro avvocati -. Lo faremo per una questione di qualificazione giuridica. Non crediamo ci siano profili per contestare un atto di terrorismo». A mettere nei guai Pluda e Zanardelli, per gli inquirenti «soggetti vicini ad una destra anomala, non inquadrabile in schieramenti già noti», conducendo a loro i carabinieri sono anche i post pubblicati a ridosso dell’azione. «Se vogliamo distruggere il nemico dobbiamo usare la stessa arma “la paura” e la loro paura è la nostra unione. Non ci sono altre soluzioni», scriveva Pluda qualche istante prima di lanciare con il complice le due bottiglie di birra riempite di benzina e date alle fiamme. Per il gip che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti: «Tale gesto aveva come scopo non solo ostacolare il piano sanitario, ma risvegliare la coscienza critica della cittadinanza, composta, accedendo al gergo dei sodali, composto da “pecore” e “servi”: va dunque segnalato che ove l’azione degli indagati si fosse dispiegata con le più gravi modalità programmate, avrebbero avuto una risonanza maggiore, suscitando potenziali atti di emulazione, con l’ulteriore pericolo di ulteriori aggressioni al numero di vaccini disponibili». Motivi sufficienti per il carcere.•.

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