IL CASO DI TEMÙ

Omicidio Ziliani: il «trio diabolico» non risponde

La procura nei prossimi giorni potrebbe decidere di sentire i giovani in carcere da venerdì mattina
I difensori delle due ragazze, gli avvocati Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi, all’uscita dal carcere di Verziano
I difensori delle due ragazze, gli avvocati Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi, all’uscita dal carcere di Verziano
I difensori delle due ragazze, gli avvocati Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi, all’uscita dal carcere di Verziano
I difensori delle due ragazze, gli avvocati Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi, all’uscita dal carcere di Verziano

Sono durati una ventina di minuti ciascuno gli interrogatori di Mirto Milani e delle due sorelle Zani, Silvia e Paola, in carcere da venerdì con l’accusa di avere ucciso Laura Ziliani, ex vigilessa 55enne di Temù e madre delle due ragazze (ha un’altra figlia che non è coinvolta nella vicenda), nella notte tra il 7 e l’8 maggio e di averne poi occultato il cadavere ritrovato l’8 agosto da un gruppo di escursionisti che a Temù stava passeggiando nei pressi delle rive dell’Oglio. Tutti e tre hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Alessandra Sabatucci e alla presenza del pm titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Caty Bressanelli.
Le prime a comparire davanti al gip, nel carcere di Verziano, sono state le due sorelle Zani. Prima Silvia, 27 anni, e poi Paola, 19 anni, hanno ascoltato le accuse mosse nei loro confronti dagli inquirenti e quindi hanno dichiarato di non voler rispondere. La stessa «strategia» che ha adottato a Canton Mombello anche Mirto Milani, 27enne lecchese che con entrambe le sorelle Zani aveva una relazione sentimentale. I loro legali, gli avvocati Maria Pia Longaretti e Elena Invernizzi, al termine degli interrogatori non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Già nei prossimi giorni la procura potrebbe chiedere di ascoltare i tre ragazzi arrestati con l’accusa di avere stordito Laura Ziliani con le benzodiazepine per poi soffocarla mentre si trovava in uno stato di incoscienza. «Sarebbe bastato tapparle il naso con due dita per farla morire», spiegano gli inquirenti. Il terzetto quindi avrebbe nascosto il corpo in un luogo diverso rispetto a quello in cui era stato ritrovato per poi iniziare una serie di depistaggi che sarebbero costati loro cari. Economico, per gli inquirenti, il movente del delitto commesso nella casa di Temù della vittima.
Le due ragazze Zani nel frattempo sono detenute in isolamento nel carcere di Verziano. «Così prevede il protocollo per evitare la diffusione del Covid (anche Milani lo è a Canton Mombello) - spiega don Faustino Sandrini, il cappellano del penitenziario - Le vedrò non appena rientreranno in reparto. Per quel che mi ha raccontato chi le ha viste, le due ragazze sono tranquille».Una tranquillità, al limite della freddezza, che aveva sorpreso anche i carabinieri quando venerdì mattina le avevano arrestate nella loro abitazione di via Galvani, in città. All’arrivo dei militari, infatti, le due ragazze non avrebbero battuto ciglio. «Possiamo farci un caffè?», l’unica domanda fatta ai carabinieri prima di essere portate in carcere».

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