L'OPERA CONTESTATA

Ciclovia del Garda, il confronto in Senato: «Quel progetto è tutto da ripensare»

di Luciano Scarpetta
Dai costi fuori controllo al rischio geologico, focus a Roma con Gelmini, Bazoli e il coordinamento di gruppi ecologisti
Ciclabile a peso d’oro  Il tratto in cantiere a Riva del Garda: oltre 2 milioni per soli 100 metri
Ciclabile a peso d’oro Il tratto in cantiere a Riva del Garda: oltre 2 milioni per soli 100 metri
Ciclabile a peso d’oro  Il tratto in cantiere a Riva del Garda: oltre 2 milioni per soli 100 metri
Ciclabile a peso d’oro Il tratto in cantiere a Riva del Garda: oltre 2 milioni per soli 100 metri

È approdato mercoledì 14 febbraio  anche in Senato il controverso progetto della Ciclovia del Garda, in un «forum» che ha visto  partecipare senatori dell'area gardesana, fra cui i bresciani Mariastella Gelmini e Alfredo Bazoli, con Paolo Ciresa a rappresentare gli ecologisti del Coordinamento interregionale per la tutela del Garda, e con Paolo Pileri, professore di Pianificazione territoriale del Politecnico di Milano.

Si è chiesta in sostanza la rimodulazione della progettualità nei tratti più pericolosi nella zona nord del lago, soggetta a frane, e la creazione di un tavolo tecnico per valutare la possibilità dell'intermodalità dolce, potenziando i battelli sui tratti, specie in alto lago, dove le circostanze e i rischi geologici sembrano proprio sconsigliare di costruire piste ciclabili.Al termine degli interventi ha preso parola Mariastella Gelmini nel doppio ruolo di senatrice e presidente della Comunità del Garda: «Alcuni hanno evidenziato delle criticità sulla ciclovia, soprattutto in ambito bresciano e veronese.

Il nostro appello alle Regioni coinvolte - ha detto Gelmini - è di considerare la fattibilità dell'opera, ascoltando i sindaci e contemperando due obiettivi: la sicurezza e la sostenibilità ambientale».

Purtroppo sul lago in tema di grandi opere non c'è mai una visione d'insieme. «Oggi ci troviamo con molte preoccupazioni sulla fattibilità di un progetto che incontra molte criticità. La sua realizzazione - ha proseguito - ha raggiunto una fase avanzata in provincia di Trento, vedo invece che in ambito lombardo e veneto c'è più attenzione sulle questioni della mobilità sulle strade Gardesane e alla depurazione. Servirebbe - ha concluso Gelmini -una nuova valutazione di impatto per capire dove agire o no e un atteggiamento più prudente, prendendo atto delle criticità. Sarebbe una scelta di buon senso se non obbligata, fermarsi e valutare come proseguire l'opera». 

Leggi anche
L'appello dopo sulla frana sul Garda: «Fermatevi con la ciclovia: se ci fossero state delle persone sotto?»

In Trentino

Nel frattempo, sul campo, i tratti già appaltati vanno avanti, soprattutto quello in Trentino dal confine lombardo verso Riva del Garda, dove da un paio di settimane sulla strada Gardesana si procede a senso unico alternato a 40 chilometri orari per l’avvio del cantiere che riguarda l’«Unità funzionale 3.1», quella ormai famosa di soli 98 metri lineari che inizia dal cippo di confine regionale, al termine del tratto a sbalzo sul lago di Limone in direzione Riva del Garda.

Leggi anche
Ciclovia del Garda, il Trentino va avanti: in cantiere il nuovo tratto

Il progetto per realizzare circa 100 metri di pista per il quale la Provincia autonoma di Trento ha deliberato il finanziamento di 2 milioni e 180 mila euro, prevede il passaggio della ciclovia a fianco della Gardesana 45 bis «su ponte sorretto da pile distaccate dalla struttura muraria esistente e ancorato alla roccia con due campate, mentre a nord del ponte la struttura della ciclovia sarà realizzata a «sbalzo» sul lago.

«Costi fuori controllo»

Opera che si presta a critiche puntuali: all’aspetto dei costi «fuori controllo» e dell’impatto sul paesaggio, si aggiungono i forti timori legati alla drammatica instabilità geologica del tratto in alto Garda. Secondo il Coordinamento ambientalista, i costi sono già un grosso «caveat»: inizialmente stimati nel 2021 a 194 milioni di euro per l’intero «anello» di 144 chilometri attorno al lago, sarebbero schizzati a 344 milioni, per esplodere fino a una stima che secondo i comitati arriva a un miliardo e 300 milioni, di cui solo 46 milioni messi a disposizione dallo Stato, senza contare le future manutenzioni preventivabili in un’area delicata: «La differenza - affermano i comitati - dovrà essere pagata dalle Regioni, a scapito di servizi più essenziali e necessari». Criticità che, all’ultima assemblea generale della Comunità del Garda, avevano portato la presidente Mariastella Gelmini a definire l’opera «non più prioritaria».

Suggerimenti