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Un altro premio al rosé di Ferrarini: medaglia d'argento al concorso internazionale di vini biologici

di Alessandro Gatta
Per la cantina di Vedrine di Polpenazze è il quarto riconoscimento mondiale di Amphore. Il vino premiato è il Valtenesi 2022
Valtenesi 2022, premio Amphore 2023
Valtenesi 2022, premio Amphore 2023
Valtenesi 2022, premio Amphore 2023
Valtenesi 2022, premio Amphore 2023

C’è un vino bresciano, anzi gardesano, che continua a tenere testa ai rinomati produttori francesi: uno dei pochi, pochissimi a riuscirci, l’unico italiano insieme a un collega della Toscana a meritarsi una medaglia d'argento tra i rosé al concorso internazionale di vini biologici Amphore, a cui hanno partecipato 746 etichette da tutto il mondo.

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I premi

Il vino premiato è il Valtenesi 2022 prodotto dall'azienda Vedrine di Polpenazze con il 100% di uve groppello, ovviamente biologico: per Vedrine è il quarto riconoscimento (in 4 anni) al concorso Amphore, il secondo per il rosé, il primo fu nel 2020, a cui sono seguiti due premi (nel 2021 e nel 2022) per Nuit Doré, spumante metodo classico che riposa 36 mesi sui lieviti ed è prodotto al 50% da uve di groppello, vinificato in bianco, e al 50% di uve erbamat, antico vitigno autoctono bresciano quasi scomparso e riscoperto solo di recente.

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La cantina gardesana

Al timone di Vedrine c’è Dario Ferrarini, ex Cto (Chief technology officer) di Camozzi da pochi mesi in pensione: la sua azienda agricola ha preso forma nel 2002 e oggi vi si può dedicare a tempo pieno. La produzione è di circa 7/8mila bottiglie l'anno, di cui almeno la metà di spumante, rigorosamente metodo classico (sia bianco che rosé). Nell'elenco, anche rossi corposi della doc Valtenesi e, in arrivo a fine settembre, un 100% rebo vinificato in anfora, e una piccolissima produzione (400 bottiglie) di idromele, prodotto dalla fermentazione del miele di acacia, e altrettante di olio evo. I vigneti di Vedrine si estendono per circa 6 ettari, con uve groppello, erbamat, barbera, marzemino e (poco) sangiovese. «La nostra è un’azienda piccola e le bottiglie le seguiamo davvero una ad una - ammette Ferrarini che non ha perso la precisione da manager -: ci siamo specializzati in rosé, spumanti e rossi particolari, una scelta che ci sta dando ragione». I vigneti sentinelle del climate change: «Quest’anno potremmo perdere fino al 40% delle uve per gli effetti del clima», comprese le ultime grandinate. 

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