«Rischio sismico e falde La discarica va bocciata»

di Cinzia Reboni
Una delle numerose manifestazioni promosse durante gli anni per fermare la discarica Castella incastonata tra Rezzato e Buffalora
Una delle numerose manifestazioni promosse durante gli anni per fermare la discarica Castella incastonata tra Rezzato e Buffalora
Una delle numerose manifestazioni promosse durante gli anni per fermare la discarica Castella incastonata tra Rezzato e Buffalora
Una delle numerose manifestazioni promosse durante gli anni per fermare la discarica Castella incastonata tra Rezzato e Buffalora

In vista della conferenza dei servizi istruttoria convocata per domani, chiamata ad esprimersi sul progetto della Castella 3 di Rezzato, il Codisa ha inviato alla Provincia un pacchetto di osservazioni, chiedendo che la domanda di apertura della discarica incastonata tra Rezzato e Buffalora «venga respinta e che si proceda al più presto al recupero ambientale del lotto». Contro il progetto di un impianto integrato per lo smaltimento di 905 metri cubi di rifiuti non pericolosi in località Cascina Castella, comprendente attività di deposito degli scarti in ingresso e la costruzione di un nuovo impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili, il Comitato Difesa Salute e Ambiente evidenzia che «lo stato dell’area non risulta essere come indicato per l’inizio delle operazioni di preparazione della discarica. La società che fa capo a Garda Uno afferma che l’escavazione è in fase di ultimazione, e questo risulta anche dai nostri controlli: si sta procedendo a sbancare fino a fondo cava quella lingua di terreno, ancora a piano campagna, che divide in due la parte già scavata che permetterebbe l’inizio delle operazioni di preparazione della discarica. Rileviamo però - scrivono il presidente del Codisa Anna Ravanni ed il vice Francesco Venturini - che nel nuovo Piano cave provinciale il sito è stato stralciato dall’Ate25, e quindi l’escavazione è stata dichiarata conclusa prima della presentazione del progetto di discarica». Questo vorrebbe dire che «l’escavazione in corso non è autorizzata, e quindi dovrebbe essere subito bloccata e sanzionata, e l’area ripristinata allo stato di fatto in cui si trovava al momento dello stralcio del lotto dall’Ate25. Il progetto, quindi, dovrebbe essere respinto». Il Codisa si sofferma anche sull’argine artificiale in terreno rinforzato, lungo 400 metri sul lato sud, dal lotto confinante interessato dall’escavazione in falda. «In questo modo i rifiuti contenuti nella discarica arriverebbero fino a 10 metri sopra il piano campagna, separati dall’argine e distanti solo una sessantina di metri dall’acqua di falda che si trova a -14 metri sotto il terreno. Un progetto pericoloso sotto il profilo del rischio sismico, visto che il Comune di Rezzato e quelli confinanti sono inseriti nella zona 2, in cui possono verificarsi forti terremoti». Un pericolo «volutamente sottovalutato - afferma il Codisa -, a partire dalla relazione del progetto che afferma come “la tipologia costruttiva della discarica è per definizione resistente agli eventi tellurici anche di forte intensità“. Pienamente d’accordo quando una discarica è situata in uno scavo il cui perimetro è interamente circondato dal piano campagna - sostiene il Codisa -, ma in questo caso il progetto necessita di una diga che separi il lato più lungo e più soggetto alla pressione dei rifiuti contenuti dal lago di falda». L’ultima osservazione riguarda la localizzazione, «la meno adatta per ospitare un sito di smaltimento dei rifiuti, mentre tutte le altre cave della provincia corrispondono alla tipologia costruttiva delle discariche, che per definizione sono resistenti agli eventi tellurici anche di forte intensità».•.

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