il caso

Ad Adro abbattuti gelsi, faggi e olmi. Chi è il colpevole?

di Simona Duci
Le «motoseghe» dell’Ersaf hanno tagliato le piante messe a dimora nel terreno privato dell’ottantenne Franco Tononi

Come nel racconto di Jean Giono «L’uomo che piantava gli alberi», il dottor Franco Tononi in 60 anni aveva messo a dimora nel suo piccolo terreno, ad Adro, un giardino rigoglioso. Un Eden con grandi roveri, faggi, gelsi e olmi: in tutto erano cresciuti settanta alberi. «Volevo fossero la mia eredità da regalare alle generazioni future», ha commentato Tononi. Ma così non sarà. Ad infrangere le volontà dell’ottantenne di Adro sono state le motoseghe della Ersaf, ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, che ha tagliato tutte le piante.

Cosa è successo

Per le guardie ambientali di Legambiente Franciacorta, incaricate di risolvere il caso. è ancora da capire chi abbia dato l’ordine di fare tabula rasa del polmone verde di via Volpera, proprietà privata del dottor Tononi. L’abusività dell’azione è quindi accertata, resta da capire nello specifico di chi sia la colpa. «Un danno ambientale non indifferente che non potrà in nessun modo essere risolto visto che le piante sono morte e per ripopolare la riva servirebbero molti anni».

Lo scempio: sno settanta gli alberi abbattuti nella proprietà privata di Adro
Lo scempio: sno settanta gli alberi abbattuti nella proprietà privata di Adro

Giusto qualche settimana prima del taglio Tononi aveva subodorato le intenzioni dell’Ersaf che non aveva avvisato per una imminente azione sul canale irriguo che rimane adiacente al terreno in questione. E nemmeno della necessità di intraprendere lavori impattanti come il taglio degli alberi. «Non ho mai dato il nulla osta per questi lavori», continua Franco Tononi. «Hanno aspettato che andassi in ferie per distruggere un giardino che ho curato per sessant’anni. Quando sono tornato dalle vacanze mi sono trovato davanti agli occhi uno scempio. È stato un colpo al cuore e quando, sul posto, ho chiesto spiegazioni ai diretti interessati hanno fatto orecchio da mercante».

Secondo quanto rilevato dal nucleo guardie ambientali Legambiente, che hanno svolto i primi sopralluoghi, le piante non ostacolavano i lavori. Anzi. Secondo logica avrebbero mantenuto più stabile la riva. Insomma pare che sia l’ennesima situazione, in cui ad avere la meglio è stata la superficialità umana. «Fa specie», conclude amaramente Tononi, «che ad aver commesso lo scempio sia stato proprio un ente che dovrebbe tutelare l’ambiente».

Suggerimenti