DOPO L'ALLUVIONE

Niardo, un altro giorno di fatica e speranza

di Luciano Ranzanici
Un’immagine del centro abitato di Niardo ancora alle prese con una montagna di fango e materiali da rimuovereAl lavoro per rimuovere i detriti che hanno riempito anche il Transito di San GiuseppeLa chiesetta  seicentesca finita con molti altri edifici nel mezzo della furia del torrente Cobello
Un’immagine del centro abitato di Niardo ancora alle prese con una montagna di fango e materiali da rimuovereAl lavoro per rimuovere i detriti che hanno riempito anche il Transito di San GiuseppeLa chiesetta seicentesca finita con molti altri edifici nel mezzo della furia del torrente Cobello
Un’immagine del centro abitato di Niardo ancora alle prese con una montagna di fango e materiali da rimuovereAl lavoro per rimuovere i detriti che hanno riempito anche il Transito di San GiuseppeLa chiesetta  seicentesca finita con molti altri edifici nel mezzo della furia del torrente Cobello
Un’immagine del centro abitato di Niardo ancora alle prese con una montagna di fango e materiali da rimuovereAl lavoro per rimuovere i detriti che hanno riempito anche il Transito di San GiuseppeLa chiesetta seicentesca finita con molti altri edifici nel mezzo della furia del torrente Cobello

È una fatica che dura ormai da cinque giorni quella in scena tra via Primo Maggio e il Crist/Brendibusio: si scava incessantemente nei detriti per ripulire le abitazioni e le attività commerciali, i piazzali e la provinciale 42 dalla montagna di materiale scivolata a valle la sera fra mercoledì e giovedì scorso.

Molto, moltissimo è già stato rimosso e spostato con centinaia di viaggi: prima è stato letteralmente riempito il piazzale dell’ex ristorante Chiappini, e ora si sta utilizzando una zona individuata in via Camporotondo. In Comune il sindaco Carlo Sacristani sta attendendo notizie da Roma e da Milano sulla concessione d’urgenza dello stato di calamità naturale (ne riferiamo nel servizio sotto) e intanto si stanno realizzando gli interventi di pronto intervento finanziati immediatamente dalla Regione e dal Comune stesso. C’è ancora molto da fare proprio nella già citata via Primo Maggio e al Crist/Brendibusio, dove operano insieme Protezione civile e vigili del fuoco affiancati da decine e decine di volontari di ogni età. Il panorama che esce da questa alluvione, che chi ha età e memoria giudica anche peggiore di quella di quel tragico 24 agosto di trentacinque anni fa, è sconsolante: venti edifici gravemente danneggiati, oltre 200 da sistemare.

Ci si chiede quando potranno ripartire le attività commerciali compromesse, e quando il ritorno a casa di quelle famiglie che hanno avuto la casa lesionata in modo più o meno grave. Fra i tanti fabbricati invasi dal fango e dai detriti e gravemente danneggiati ce n’è anche uno sacro: si tratta del Transito di San Giuseppe, che curiosamente fa parte della parrocchia di Niardo ma si trova sul territorio di Braone, il Comune confinante. È un tempietto eretto verso la fine del ’600 e che è stato letteralmente riempito dal materiale trasportato dal torrente Cobello e che si è riversato sulla frazione. Quando ha potuto scendere a Brendibusio, il parroco don Fabio Mottinelli si è trovato di fronte a una scena tristissima: i banchi della chiesetta erano finiti accatastati davanti all’altare e solo per fortuna il tabernacolo non è stato danneggiato. Il sacerdote è riuscito a salvare alcuni quadri appesi alle pareti, e ricorda che «prima del Covid qui si celebrava ogni sabato pomeriggio e devo ringraziare i tanti volontari, molti dei quali giovani, che si sono prodigati per ripulire il tempietto dal fango permettendoci di asportare quanto possibile da mettere in salvo. Non si riesce ancora a quantificare il danno ma di sicuro il fango ha rovinato molto della struttura sacra». Poi il parroco aggiunge una sua considerazione personale: «Un’immagine particolare è quella in cui si vede la statua della Madonna che nonostante il disastro si è solamente inclinata ma non è caduta. La Vergine Maria nostra madre si china su di noi e ci protegge e aiuta a rialzarci. A lei e a San Giuseppe chiediamo coraggio e forza per ripartire e certamente anche la nostra chiesetta ritornerà al suo antico splendore».

Restando nel campo della fede, è confermato il pellegrinaggio diretto al santuario dell’Annunciata di Piancogno che partirà domani alle 20 dalla parrocchiale niardese: una occasione di preghiera in più. Intanto si moltiplicano le iniziative di sostegno al paese e a Braone, a partire dalla sottoscrizione avviata dalla Pro loco niardese: l’associazione presieduta da Christian Giacomelli ha raccolto finora 16.500 euro (a fronte dei 50mila che è la cifra attesa), frutto di oltre 400 donazioni. È poi di poche ore fa il gesto del titolare di «Mo.Bi. Motor», che mette a disposizione gratuitamente le proprie auto sostitutive per i soli cittadini i cui veicoli siano inutilizzabili a causa del disastro. La vettura viene concessa, su segnalazione al Comune, per le sole esigenze di lavoro, e per garantire a chiunque ne ha bisogno di accedere al servizio, la disponibilità si limita a tre/quattro giorni per famiglia. Infine i servizi essenziali - dal Comune di Niardo ricordano che per l’acqua potabile c’è la casetta attrezzata di Braone che si trova di fronte al municipio -, e le note dolenti: in questo clima di grande difficoltà c’è chi sui social cerca colpevoli delle cause dell’alluvione e lancia messaggi deliranti. È una sorta di «sciacallaggio» che in un paese piegato in due sarebbe bello e intelligente evitare.•.

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