Svelato il misterioso
affresco
del Romanino

di Alessandro Romele
I risultati del restauro sono stati presentati ieri nel corso di un incontro nella chiesa della Casa di riposo
I risultati del restauro sono stati presentati ieri nel corso di un incontro nella chiesa della Casa di riposo
I risultati del restauro sono stati presentati ieri nel corso di un incontro nella chiesa della Casa di riposo
I risultati del restauro sono stati presentati ieri nel corso di un incontro nella chiesa della Casa di riposo

Alessandro Romele Dopo un anno e mezzo di restauri affidati ad Elena Celeri sotto la supervisione del sovrintendente Vincenzo Gheroldi, nella chiesetta dedicata a San Nicola di Tolentino della Casa di riposo di Pisogne che confine con la chiesa di Santa Maria della Neve, sono state portate alla luce le tracce di un affresco, dipinto da Girolamo Romanino. Dell’opera realizzata tra il 1533 ed il 1537, si intravedono le figure della Beata Vergine e dell’Arcangelo Gabriele. L’affresco non compare nella bibliografia della storia dell’arte. Una scoperta che apre suggestivi scenari di ricerca: la chiesetta della Casa di riposo era un tempo adibita a foresteria. Romanino l’avrebbe decorata nella prima metà del 1500. Dopo il Concilio di Trento, nel 1563, i frati Agostiniani, per tagliare i ponti con il Rinascimento, fecero coprire però il tutto con la calce, e chiusero il passaggio alla sagrestia, condannando l’affresco all’oblio. Fino a pochi mesi fa, quando l’umidità ha svelato il tesoro nascosto. Nel corso di un incontro ospitato ieri nel salone della Casa di riposo, Elena Celeri ha raccontato del suo stupore quando dal muro ha cominciato ad affiorare l’affresco. «SAPEVAMO che l’intonaco copriva qualcosa, ma mai ci saremmo aspettati di trovare parte dell’Annunciazione, perfettamente conservata - ha spiegato la restauratrice -. Non ci sono tracce in nessun libro di storia dell’arte: questa è una scoperta epica». Sono orgogliosa di avere riportato alla luce quest’opera. Abbiamo restituito alla comunità quello che i nostri antenati avevano di fatto commissionato, attraverso la vicinia, all’artista Romanino». È UN PROGETTO che «la Fondazione Santa Maria della Neve ha finanziato con 120 mila euro - ha sottolineato la presidente Delfina Clerici –. Siamo decisamente soddisfatti. Il restauro era complesso e implicava scelte difficili, come quella di togliere la calce per sondare ciò che era nascosto al di sotto. Ci piacerebbe adesso attivare percorsi culturali che coinvolgano cittadini e studenti». Negli anni Sessanta, dalla zona sottostante l’annunciazione riscoperta, furono «strappati» due Santi, un San Sebastiano e uno non identificato, sistemati poi nella sala consiliare. OLTRE A QUESTE opere, ci sono anche tre angeli e un martirio alla colonna, staccati invece dalla sagrestia. Da pochi giorni gli strappi sono stati risistemati all’interno della chiesetta. L’obiettivo ora è quello di valorizzare questi tesori, con visite guidate e aperture straordinarie. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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