I COMPAGNI DI SCUOLA

L’immensa tristezza e il suo banco vuoto: «Irene, ci mancherai»

di Marta Giansanti

Quel suo banco in prima fila resterà vuoto. Per sempre. Colmo solo di fiori bianchi e dell’indimenticabile ricordo dei suoi sogni, dei suoi progetti futuri, del suo sorriso, spazzati via troppo presto, in un istante. In quel tragico e maledetto incidente lungo la strada della spensieratezza che, in un sabato sera, l’ha strappata alla vita. Impossibile trovare le parole. Quelle giuste, che possano dare un senso a quanto accaduto. Perché perdere la vita a 17 anni non ha mai un senso. Lo ripete con un filo di voce, rotta dalla commozione, Martino Martinotta uno degli insegnanti di Irene Sala, cercando, anche in quegli ultimi minuti che lo separano dalla lezione nella quarta IL del liceo artistico Olivieri, di trovarle, quelle parole. «Ci penso da quando ho saputo la terribile notizia - ammette -. Penso a cosa poter dire ai miei ragazzi, ma ancora non l’ho capito. Perché, forse, le parole in questi momenti servono a ben poco. Il nostro compito ora è stare loro vicino, ascoltarli, aiutarli a far fluire le emozioni e aspettare, accanto a loro, che questo immenso dolore, piano piano, si affievolisca». E mentre il tempo, giorno dopo giorno, farà il suo dovere, verranno supportati in un percorso psicologico, che la dirigente scolastica Laura Maria Bonomini ha immediatamente attivato. Per elaborare il lutto e superare l’impensabile tragedia. Per dare un senso alla rabbia e al dolore da cui sono sopraffatti, che tolgono il fiato, e da cui verranno travolti anche oggi, nel giorno dei funerali a Villanuova sul Clisi, per l'ultimo straziante saluto ad un’amica di tante e lunghe giornate. Irene, ieri mattina, sarebbe dovuta entrare a scuola alle 9 e riempire la classe, come solo lei sapeva fare, con l’energia, e l’allegria che la rendevano unica e amata dai compagni. Un vuoto incolmabile di una presenza che continuerà ad esistere nell’assordante assenza. Un punto di riferimento per amici e insegnanti nel «riuscire a creare un’atmosfera propositiva, l’esatto spirito di gruppo per lavorare bene insieme. Perché Irene era davvero brava a comunicare. E non solo con le parole. «Aveva una chiara dote, sapeva esprimere i propri sentimenti e le proprie sensazioni usando la creatività», spiegano dalla scuola. Quella che un giorno, probabilmente l’avrebbe portata a un percorso artistico anche fuori dalla scuola. «Partecipava con entusiasmo alle lezioni - ricorda il professore di Laboratorio multimediale dell’istituto cittadino -. Aveva una visione positiva della sua bellezza e lo aveva dimostrato con notevole capacità e sensibilità, lo scorso anno, nel laboratorio di autoritratto fotografico. Lo aveva utilizzato con fare molto maturo, per farsi conoscere e soprattutto conoscere sé stessa. Quest’anno stavamo affrontando la stop motion e l’animazione di un’opera d’arte». Un compito ancora in fase di elaborazione, che Irene non concluderà mai, ma resterà imprigionato nell’incompletezza sullo schermo di un computer. Su un banco che ora profuma solo di fiori bianchi.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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