MARCO BENASSENI concesio Non è mai troppo presto per apprendere i comportamenti da adottare di fronte a una situazione di emergenza. L’istituto comprensivo di Concesio ha puntato alla formazione per salvare vite umane e per promuovere la cultura del pronto soccorso. L’iniziativa Nei giorni scorsi sono stati consegnati gli attestati di riconoscimento per l’attività svolta in 25 classi di cui 16 medie (292 alunni) e 9 dell’elementare (215 alunni) che ha coinvolto 507 alunni nell’ambito del Progetto Vita Ragazzi, nato a Piacenza, città più cardio protetta in Europa, con lo scopo di promuovere la conoscenza e l’uso appropriato dei servizi di emergenza, il funzionamento della catena dei soccorsi con l’attivazione del numero unico 112, e come intervenire in caso di arresto cardiaco con l’uso del defibrillatore. Alla cerimonia ha partecipato Mario Greco, presidente onorario dell’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione Lorenzo Greco, nata in memoria di Lorenzo, giovane studente scomparso prematuramente a 12 anni a causa di un arresto cardiaco a scuola nel 2014. Mario Greco molto emozionato, ha raccontato la storia di suo nipote agli insegnanti e alla dirigente Elena Stefanoni alla quale ha consegnato il premio Messaggero del Cuore 2023 per avere contribuito a diffondere l’uso del defibrillatore. La lezione «Se insegni le corrette procedure ad un bambino, lui le insegnerà ai suoi fratelli, ai suoi amici e ai suoi genitori, persino agli insegnanti. -ha esordito Greco- Ai ragazzi basta spiegarlo una volta, loro assimilano velocemente». A Concesio si è costituito un gruppo di volontari (professionisti sanitari, insegnanti, studenti e formatori nell’ambito del primo soccorso) coordinati dalla sede centrale dell’associazione per diffondere nel bresciano i diversi progetti partendo appunto da quello intitolato Vita Ragazzi. «È stata un’esperienza unica ed emozionante, difficile dimenticare gli sguardi attenti e i sorrisi degli studenti -ha sottolineato Giovanna Callura, medico portavoce dei volontari bresciani -. I loro occhi seguivano incuriositi la lezione teorica e la dimostrazione pratica scrutando ogni passo con la volontà di apprendere al meglio. La metodologia del role play - ovvero interpretazione dei ruoli - ma anche il trovarsi in classe a cerchio, partecipando come attori alle simulazioni, hanno portato tanto coinvolgimento». Insomma, i volontari hanno fatto leva sulla curiosità di bambini e ragazzi per migliorare la loro attenzione con attività divertenti facendoli diventare protagonisti del processo di apprendimento. L’ insegnante «Un’esperienza intensa, vissuta con entusiasmo da tutti gli alunni e molto apprezzata dagli insegnanti. - ha aggiunto Daniela Franzoni, insegnate referente del progetto-. Il gioco di ruolo proposto ha assunto la sua valenza educativo-didattica: in pochissimo tempo i bambini hanno imparato come attivare correttamente la catena dei soccorsi per salvare una persona in pericolo di vita. Il Dae, che fino a quel momento per molti era semplicemente una sigla scritta su una scatola appesa alla parete della palestra, ha finalmente assunto il suo significato. Il messaggio -continua l’insegnate- è stato chiaro: tutti, anche i piccoli, possono essere in grado di fare cose da grandi, senza paure e ansie».